Come si affermò il fascismo a Cortona? Lo ha raccontato Mario Parigi all’auditorium Ducci

Quando pensiamo all’affermazione del Fascismo nel nostro Paese, pensiamo sempre alla dimensione nazionale. Ci vengono in mente personaggi arcinoti, come Italo Balbo, o eventi storici come l’assassinio di Giacomo Matteotti o la Marcia su Roma.

Ma cosa avvenne invece a livello locale? Come penetrò il regime nelle nostre città della provincia di Arezzo?

Mario Parigi, autore del libro “Le origini del fascismo a Cortona (1919-1925), ha raccontato quanto avvenne a Cortona, durante la conferenza all’auditorium Ducci “Il fascismo nelle istituzioni locali, il caso di Cortona“, penultimo incontro del ciclo dedicato all’avvento del regime in territorio aretino organizzato dalla Società Storica Aretina e patrocinato dal Comune di Arezzo.

Com’era la cittadina etrusca in quegli anni? Probabilmente ce la immaginiamo “in crisi”. Forse isolata, chiusa, in quanto piccola città della toscana. E magari debole, per via degli strascichi della Prima Guerra Mondiale. Pronta, insomma, ad essere travolta dall’onda nera del fascismo, che già stava sommergendo ogni cosa in Italia. E invece no. Cortona era una città florida, viva e persino più popolosa di oggi. Tanto da lasciare a bocca aperta.

Nel 1921 Cortona contava 30.385 abitanti. Oggi giorno sono qualcosa come 10.000 di meno (circa 21.000 abitanti). Era “autarchica”, come avrebbe detto Mussolini, ovvero autonoma. Ed era animata da realtà e pure istituzioni che non esistono più nel 2023, o che sono state decentrate. C’era il Comando dei Carabinieri ad esempio, o il Commissariato di Pubblica Sicurezza, che, va ricordato, fu chiuso proprio con uno dei primi atti del Governo Mussolini poiché procedeva all’arresto di tutti a prescindere dalla fede politica, dai comunisti ai fascisti. E la cosa chiaramente piaceva poco al Duce.

C’erano la pubblica assistenza, scuole di ogni ordine e grado, e moltissimi circoli ricreativi. C’era pure il Vescovo a Cortona, che mandava avanti una tradizione più vecchia di 700 anni. Uno dei fatti che più colpisce è che allora c’erano più di 10 testate giornalistiche. Quante ce ne sono invece oggi, in piena epoca tecnologico-digitale?

Tuttavia, inevitabilmente, c’era anche l’ombra della Prima Guerra Mondiale. Come un’enorme falce, la Grande Guerra aveva toccato tutti a Cortona, dai contadini ai borgesi. Si calcola che vi morirono circa 650 cortonesi. Tutti ragazzi giovanissimi, di 18 o 20 anni. E ciò ebbe dei costi enormi per la popolazione e la città, sotto ogni punto di vista. Anche coloro che erano riusciti a tornare a casa dalla trincea, non erano più gli stessi. Vivevano problemi di reinserimento nella società, nella quotidianità, anche a causa di ferite o mutilazioni. In alcuni casi erano pure divenuti “scemi di guerra”, come si diceva allora, ovvero persone che la violenza del conflitto aveva fatto uscire di senno.

Era un clima elettrico quello di quegli anni” ha detto Mario Parigi all’Auditorium Ducci. E fra una manifestazione ed una lotta sindacale emerse in città la figura di Foscolo Scipioni: primo ed unico sindaco socialista di Cortona. E non “per modo di dire”.

Luca Berti e Mario Parigi

Massimalista, ovvero appartenente alla corrente più “estremista” del socialismo di allora, nell’ottobre del 1920 vinse le elezioni amministrative e, assieme ad un altro grande personaggio del socialismo cortonese, Vannuccio Faralli, futuro eroe della resistenza, costituente e storico sindaco di Genova, diede il via ad un’esperienza amministrativa davvero rivoluzionaria per la cittadina.

Inaugurò “la latteria comunale” ad esempio, il medico gratuito per le persone non abbienti. Mise un calmiere sui beni di prima necessità, una tassa sui capi di bestiame dei proprietari terrieri. In poco tempo insomma, divenne inviso all’intero ceto politico-economico locale, in particolare agli agrari e ai latifondisti. Ed iniziò ad aver paura di ripercussioni per mano dei fascisti. Paura che di lì a poco divenne realtà.

Il primo scontro penalmente rilevante a Cortona fra socialisti e fascisti avvenne nell’agosto del 1920. Gli squadristi che partecipavano a quelle pistolettate non erano, come si potrebbe pensare, cortonesi. Era prassi invece che venissero dai paesi o dalle città vicine: per non essere identificati o riconosciuti. Così poteva succedere che a Cortona andavano per colpire fascisti perugini. Viceversa a Perugia potevano andare i cortonesi. Inoltre gli squadristi venivano pagati. “I fascisti andavano a la Fratta – ha raccontato Parigi – a prendere direttive e soldi per pagare gli squadristi“.

In territorio cortonese gli scontri andarono avanti per circa un anno e mezzo, fino ai fatti di Renzino, “lo spartiacque“, come lo ha definito Parigi. “A Camucia – ha detto Parigi – c’è ancora una via intitolata a un martire di Renzino, Aldo Roselli, che nessuna amministrazione ha mai pensato di cambiare. In Via Zefferini invece una fontana pubblica con lo stemma del fascio“.

Nell’agosto 1921 poi ci fu il letteralmente il “far west“, con fascisti e socialisti che si rincorrevano sui tetti delle case a suon di colpi di pistola. E il fatto fu talmente rilevante che a Roma venne presentata un’interrogazione parlamentare, che però non sortì alcun effetto, segno che ormai l’intero sistema stava adeguandosi alla volontà nera.

I primi d’ottobre del medesimo anno 700 fascisti giunsero a Cortona per chiedere che al sindaco Scipioni venisse tolta guardia armata.

Si giunse così nell’aprile del ’22 all’ultima tremenda incursione dei fascisti. Il sindaco Scipioni, assieme ai socialisti, fu preso di forza e cacciato, e portato a spasso per tutta Cortona fra scherni e umiliazioni di vario genere. “Gli spengevano le sigarette addosso” ha ricordato Parigi.

Abbattuta così la prima ed unica amministrazione socialista della città, i fascisti ebbero la strada spianata. Il 12 novembre del ’22, dopo la Marcia su Roma, a Cortona ci fu un’oceanica adunata di tutti i fascisti della Valdichiana: circa 2.000.

E nei giorni seguenti si votò per le elezioni amministrative, alle quali nessuno dell’opposizione prese parte: né socialisti, né popolari né democratici. Fu così che i fascisti poterono fare la parte del leone, ottenendo 15 dei 30 consiglieri comunali (i rimanenti andarono a liberali, combattenti ed agrari) e che a Cortona si ebbe la prima amministrazione fascista.

Il sindaco fu il capitano Corrado Montagnoni, che però, non fu davvero un fascista. “Montagnoni era un ex repubblicano” ha ricordato Mario Parigi.

Mario Parigi, già commissario capo della Polizia di Stato, si è laureato in Lettere e in Scienze storiche e filosofiche presso l’Università degli Studi di Siena. Membro dell’Accademia etrusca di Cortona, della Società storica aretina, dell’Accademia Petrarca di Arezzo e della Fondazione “Nicodemo Settembrini” di Cortona, alterna l’attività di giornalista alla ricerca storica, dedicando particolare attenzione all’epoca contemporanea. Oltre a “Le origini del fascismo a Cortona, 1919-1925” ha pubblicato il libro “Vannuccio Faralli: storia di un’Italia dimenticata”, entrambi con l’editore FrancoAngeli di Milano. Ha curato inoltre, con Agostino Coradeschi, “Arezzo dalla dichiarazione di guerra al referendum istituzionale, 1940-1946” (Carocci, 2008).

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