Aggressioni al personale sanitario. Nell’ambito della Asl Tse, la metà si verificano in provincia di Arezzo.
Nel 2024 sono state 191, con una leggere flessione rispetto all’anno precedente quando erano state 229.
La categoria più colpita è quella degli infermieri (123), seguono i medici (32) e gli Oss (15). Quindi i tecnici sanitari (10). Non c’è figura professionale che non abbia subito un’aggressione. Nella lista nera figurano assistenti sociali, ostetriche, amministrativi, …
“Le aggressioni sono la cartina al tornasole dei guasti della sanità pubblica – commenta Gabriella Petteruti, dirigente della Fp Cgil.
I numeri da soli non sono in grado di raccontare le cause del malessere, ma suonano l’allarme.
Studi condotti da Censis e pubblicazioni INAIL puntano il dito verso l’organizzazione, la carenza di personale e l’ipertrofica burocrazia dei servizi pubblici.
Il personale sanitario condivide la stessa frustrazione vissuta dalle persone di cui si prende cura”.
La Fp Cgil ha messo il tema della sicurezza al centro del confronto con i lavoratori per il rinnovo delle Rsu. Si voterà il 14, 15 e 16 aprile. I dipendenti Asl Tse interessati al voto saranno oltre 9.500.
“E’ un errore – commenta Antonia Bosco, infermiera alla Fratta e candidata Fp alle elezioni per la Rsu – pensare che le aggressioni siano solo un problema di ordine pubblico.
In realtà le donne e gli uomini della sanità finiscono per essere i terminali di tutto ciò che non funziona in questo settore.
Ed è qui che bisogna incidere puntando su migliori condizioni contrattuali e di lavoro del personale e quindi sulla migliore qualità dei servizi che devono essere offerti ai cittadini.
La Fp Cgil non condivide le scelte del Governo che “con l’ultima proposta di rinnovo contrattuale sta affermando chiaramente che per guadagnare di più è necessario lavorare di più.
Si punta di fatto esclusivamente su attività aggiuntiva, detassazione dello straordinario per il solo personale infermieristico e aumento del numero delle reperibilità”.
No della Fp Cgil a quella che definisce la “falsa” settimana corta. Petteruti: “in realtà siamo di fronte a 36 ore di lavoro concentrate in 4 giorni.
Questa è la strada per rendere sistemitiche le criticità della sanità italiana. L’inasprimento delle pene verso l’aggressore, introdotto dal D.lgs. 137/2024, non è una risposta ed è segno di grande debolezza.
Serve, invece, un piano straordinario di assunzioni, miglioramenti nell’organizzazione del lavoro e meno burocrazia.