Arezzo la più inquinata da Pfas nelle acque: le associazioni chiedono interventi urgenti

CHIEDIAMO ACQUA SENZA VELENI, MA SOPRATTUTTO VOGLIAMO CHE GLI ORGANI ISTITUZIONALMENTE PREPOSTI, ESTENDANO LE ANALISI IN OGNI COMUNE DELLA TOSCANA E, LADDOVE GREENPEACE HA RILEVATO QUESTE SOSTANZE CHIMICHE SI APPROFONDISCA LA CAUSA.

INOLTRE RIBADIAMO CON FORZA AGLI ORGANI DI GOVERNO che SIA PROIBITA LA PRODUZIONE E L’UTILIZZO DEI PFAS PER LEGGE

Greenpeace ha presentato la prima mappa sulla contaminazione da Pfas delle acque potabili, queste sono molecole di sintesi utilizzate in molti processi industriali, talmente difficili da degradare tanto da essere definite gli “inquinanti eterni”. Si diffondono nell’ambiente sia attraverso l’acqua che l’aria e vengono trovati addirittura a grandi distanze dalle zone di produzione e utilizzo, capaci di entrare nella catena alimentare e nell’organismo umano.

https://public.tableau.com/app/profile/greenpeace.italy/viz/AcquaSenzaVeleni/Target100ngl

Queste molecole hanno conseguenze pesanti sulla salute e per l’intero pianeta, il PFOA, una delle molecole che appartiene al gruppo dei PFAS, è stato classificato come cancerogeno, mentre il PFOS come possibile cancerogeno, altri PFAS agiscono come interferenti endocrini e possono provocare danni alla tiroide, al fegato, al sistema immunitario e alla fertilità.

l’inquinamento delle acque potabili risulta diffuso in tutte le regioni con una scala crescente passando da sud a nord, nelle aree caratterizzate da una maggiore industrializzazione, anche la Toscana si inserisce tra e regioni più contaminate.

Dal report dell’aprile 2024 di Greenpeace sulle acque superficiali della nostra regione emergeva che alcuni distretti produttivi contribuivano pesantemente all’inquinamento ambientale, e anche la mappa sulle acque potabili non può che destare preoccupazioni per la nostra salute.

Partendo da alcune considerazioni preliminari ci preme sottolineare che i parametri, fissati a livello comunitario dalla direttiva comunitaria 2020/2184 (recepita con D.Lgs 18/2023) e che entrerà in vigore all’inizio del 2026 , prevedono per le acque potabili 0,5 microgrammi per litro per il parametro “PFAS totali e 0,1 microgrammi per litro per il parametro “Somma di PFAS”.

Tali valori saranno determinati dalla somma di 24 molecole, mentre si contano oltre 10.000 molecole diverse di questi composti.

Tali limiti di legge risultano superati dalle più recenti evidenze scientifiche infatti, anche l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), indica come sicure soglie assunzione settimanali molto basse, pari a 4,4 nanogrammi per chilo di peso corporeo per sole 4 sostanze (PFOA, PFOS, PFNA e PFHxS). Persino l’Agenzia europea per l’ambiente (EEA) ritiene che i limiti che entreranno in vigore nel 2026 rischiano di essere inadeguati a proteggere la salute umana.

Molte nazioni sia europee, ma anche gli Stati Uniti hanno adottato limiti molto più bassi, tant’è che se tali limiti fossero adottati in Italia molte delle nostre acque potabili sarebbero fuori legge.

Greenpeace ha analizzato anche il TFA (acido trifluoroacetico, sostanza attenzionata anche dalla Comunità Europea e frutto della degradazione delle molecole di Pfas a catena lunga), questa risulta la molecola più diffusa, è indistruttibile e non viene neppure rimossa da quasi tutti i trattamenti di potabilizzazione.

Di alcuni composti c’è già stata la messa al bando a livello globale (PFOS dal 2009, PFOA dal 2019 e PFHxS dal 2022 nell’ambito della Convenzione di Stoccolma, gli altri composti vietati a livello comunitario sono PFHxA e gli acidi perfluorocarbossilici con catene di carbonio di 9-14 atomi.

Il cancerogeno PFOA è risultato il PFAS più diffuso, presente in 121 campioni su 260 (47%), seguito dal composto a catena ultracorta TFA (104 campioni, il 40% del totale) e dal possibile cancerogeno PFOS (58 campioni, il 22% del totale).

In Toscana sono stati prelevati 31 campioni ben 25 sono risultati positivi ai pfas, quindi oltre l’80%.

I comuni che hanno livelli più preoccupanti di Pfas come somma sono Arezzo, Lucca Montale e Prato.

Ci auguriamo che le quantità rilevate ad Arezzo, già fuori norma per le normative vigenti, siano attribuibili solo ad una situazione contingente e che non rappresentino la normalità.

Certo è che l’aretino è caratterizzato da una forte presenza di piccole e grandi industrie galvaniche che sono tra i maggiori utilizzatori di queste sostanze.

Lucca rappresenta il distretto cartario, Prato quello del tessile e abbigliamento crediamo sia lecito chiedere ad Arpat se vi siano correlazioni tra forte presenza di Pfas e le attività produttive in essere.

E su Montale che dire, sappiamo della ormai lunga presenza di un inceneritore e che a Parigi, nelle aree attorno all’inceneritore è stato vietato il consumo di uova prodotte in zona per la presenza proprio di pfas.

Carrara si attesta tra i primi posti in Italia per la presenza di PFOS e prima in Toscana a cui segue San Giuliano Terme. Massa è al primo posto in Toscana per la presenza di PFOA a cui segue Prato. Anche qui viene da chiederci de non esiste nessuna correlazione con i sistemi di estrazione del marmo?

I TFA, frutto della degradazione di Pfas a catena lunga, sono molto presenti in Arno che funge da mezzo di trasporto, presenti nelle acque potabili a Firenze, Figline Incisa Valdarno che prelevano proprio dal fiume ma anche a Prato e Lucca.

Già a seguito del report di Greenpeace sulle acque superficiali, con firma di oltre 50 associazioni, abbiamo inviato una lettera al Presidente della regione, all’Assessore e a tutti i Gruppi Consiliari, chiedendo che si attivassero gli organi preposti per le analisi, non abbiamo ricevuto alcuna risposta e addirittura l’assessore Monni ha dichiarato al giornale Avvenire di avere altre priorità.

Abbiamo pure chiesto ripetutamente al direttore di Arpat ed al suo staff incontri per essere messi a conoscenza della loro attività in essere e futura sui pfas, dopo una prima timida disponibilità, l’incontro richiesto non ci è stato mai confermato.

Nel mese di settembre abbiamo inviato a tutti i comuni toscani una mozione, di cui si chiedeva l’approvazione, per richiedere a gestori e ASL del territorio di effettuare le analisi sui Pfas e rendere pubbliche le risultanze, di richiedere alla Regione Toscana un piano di monitoraggio di tutte le acque di falda e di superficie e per richiedere una legge che come minimo regolamenti gli usi di questi inquinanti. Solo una ventina di comuni hanno già deliberato, ma si sono poi attivati verso le istituzioni competenti?

Le cittadine ed i cittadini vogliamo essere messi al corrente sui controlli effettuati dalle AASSLL sulle acque potabili della Toscana, specialmente per quanto riguarda i 6 pfas, il cui uso è vietato per legge da tempo.

Nello scorso ottobre si sono tenuti a Firenze gli “Stati Generali sull’inquinamento Pfas” organizzati da Greenpeace, insieme a comitati e associazioni provenienti anche da Veneto, Lombardia, Piemonte ci siamo confrontati e uniti nella “Rete Zero Pfas Italia”:

A quanto pare tutti fanno orecchi da mercante dal governo nazionale a quello regionale a chi è preposto ai controlli fino ai sindaci, ma con controlli assenti o limitati, la mancanza di conoscenza rischia di trasformare l’inquinamento da PFAS in un’emergenza fuori controllo.

Allegato il dettaglio della mappa per la Toscana

 

RETE ZERO PFAS TOSCANA

Associazioni toscane che aderiscono alla Rete Zero Pfas Italia: 

Associazione per i Diritti dei Cittadini (ADiC) APS

Forum Toscano Movimenti per l’Acqua ODV

Associazione Atto Primo Salute Ambiente Cultura OD

Forum Ambientalista Toscano ODV 

ADiC Follonica – SOS Piana del Casone Scarlino

Associazione No Tunnel TAV Firenze ODV   

Associazione Alleanza Beni comuni ODV

Unione Inquilini Pisa Sezione Valdarno Inferiore    

Assemblea Permanente No Keu

Comitato Acqua Bene Comune Pistoia

Comitato Vittime Podere Rota         

Comitato Acqua Pubblica Arezzo     

Comitato Acqua bene Comune Valdarno

Obiettivo Periferia    

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