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Aumentare pene per chi commette reati sugli animali: arriva il referendum

Ne parla il coordinatore PAI della provincia di Arezzo Massimo Gervasi, depositario della petizione presso la Cassazione a Roma.
Il Partito Animalista Italiano presenta in Cassazione 3 quesiti referendari per i diritti animali: “Giustizia per gli Animali” con l’aumento delle pene per chi uccide, maltratta o abbandona animali, con questo spirito oggi verranno presentati 3 quesiti referendari per l’abrogazione degli articoli 544bis, 544ter e 727 del codice penale. 
-continua Gervasi-
E’ oramai emergenza reati sugli animali. Gli ultimi casi di cronaca, come il cane Aron bruciato vivo a Palermo, l’uccisione del gatto Leone scuoiato vivo in Campania o ragazzini che sempre più di frequente per girare video sui social maltrattano o uccidono animali, fanno capire come siamo in presenza di reati che destano allarme sociale, anche perché spesso anticipano la violenza anche sugli esseri umani.
Nel silenzio del Parlamento che da anni ha nel cassetto progetti di legge per innalzare le pene per chi commette reati sugli animali e, dal canto suo, dopo aver raccolto le firme per una propria proposta di legge di iniziativa popolare battezzata “Legge Angelo” (il cane ucciso barbaramente anni fa in Calabria), il Partito Animalista Italiano ha deciso di ricorrere al Referendum per riformare la legge, abrogando parzialmente gli articoli del codice penale.
Massimo Gervasi
Lo stesso presidente del Partito Animalista Italiano, l’avvocato Cristiano Ceriello prospetta in particolare che l’abrogazione parziale dell’articolo 544bis riferito a chi uccide animali, introdurrebbe un cambiamento sostanziale della pena che porterebbe in carcere chi commette questo reato così crudele.
Abrogando la sola parola “mesi”, l’articolo 544 bis passerebbe dall’attuale “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale e’ punito con la reclusione da quattro mesi a due anni”, al nuovo testo: “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro a due anni”.
Sarebbe una modifica sostanziale della norma che, oltre ad aprire “le porte del carcere” per chi commette questo reato, renderebbe possibili le misure cautelari, oggi quasi impossibili visto l’esiguità della pena edittale, nonché impossibile la semplice condanna con decreto penale, oltre che quasi impossibile il patteggiamento. Processo, misure cautelari e carceri sarebbero dietro l’angolo per chi commette questi crimini.
Gli ultimi fatti di cronaca degli ultimi mesi, portano ad anticipare l’inizio della campagna referendaria che negli intenti del comitato promotore, di cui il Partito Animalista Italiano è capofila, era prevista per i prossimi mesi. 
– conclude Gervasi-
E’ già on-line il sito ufficiale: www.referendumgiustiziaperglianimali.it oltre che, ancora, pronte le prossime iniziative per allestire banchetti in tutta Italia con il motto “Carcere per chi commette reati sugli animali” e “Giustizia per gli Animali”.
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