Castiglion Fiorentino: Habemus Hortus

Abbiamo i Giardini

Finalmente quegli anziani frequentatori del bar davanti ai giardini di Porta Fiorentina hanno visto una fumata bianca, anzi una leggera nebbiolina, venire da quei giardini dove un Conclave di Operai per Lunghi Mesi non riuscivano a trovare la quadra, e a ridare alla città questo angolo storico, e de O ‘core de Castiglioni.
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E’ stato un parto lungo e difficile, e quei vecchini non avevano neppure da appiccicare il naso alle reti del cantiere, tutti in fila a commentare come si deve in un cantiere che si rispetti, a guardare palata dopo palata i lavori procedere.
E’ stato un incomprensibile Stop and Go continuo,
ma oggi Abbiamo il Giardino!
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La giornata piovosa non ha contribuito a dopare i presenti di gioia. Un tocco rimarchevole di qualcuno è stato mettere sotto un gazebo un amplificatore che irrorava I Giardini di Marzo di Lucio Battisti, inno della giornata.
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Andiamo al sodo.
Un passo avanti è stato fatto, migliorare l’impresentabile è anche facile.
In primis la pavimentazione ha tolto quel ciottolato nido di migliaia di sigarette, di cannucce e tappini di Estathè, e impercorribile con carrozzine con bambini. Buono il tocco moderno legnoso delle panchine, ma non come sono messe.
Diciamo che è un giardino pulito, arioso, ordinato,
una base di una torta che dovrebbe essere migliorata con le ciliegine.
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A cosa serve un Giardino?
Generalmente i giardini in Italia hanno al 90% tutti il solito difetto.
Non sono progettati orientati alla Persona, ma sono come io li definisco, esercizi di disegno di geometri al primo anno delle superiori.
Poniamoci la domanda, a cosa serve un giardino?
Purtroppo chi progetta, a giudicare dai risultati, pensa ai materiali, a creare una armonia ottica, a stare attento a centimetri qua e là, all’innaffiatura automatica, agli scoli, ad aspetti prettamente edili e  poco più.
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Io credo che oggi vi è necessità di Socialità e Relazioni, e i giardini e parchi sono un mezzo che deve essere adoperato con questo fine.
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Il difetto comune nei giardini è il posizionamento delle panchine, Una qui, l’altra 20 metri più in là. Isole di Solitudine, anti sociali.
Peter Calthorpe, architetto urbanista californiano, fu chiamato dall’illuminato sindaco di Arezzo, l’ultimo, Lucherini per ridisegnare Arezzo. Con 5 minuti di volo di aereo sopra Arezzo, sfornò una serie di innovative soluzioni.
Una che mi piacque particolarmente fu sulla centrale piazza Guido Monaco, dove non prevedeva panchine da sfigato classiche, ma lunghe sedute sul marmo dove non vi erano separazioni tra le persone. Purtroppo quel governo cadde sotto i colpi della magistratura a orologeria, e non fu fatto.
Il concetto della panchina lunga equivale a quando in un ristorante hanno un tavolo lungo dove ti trovi a libagione con persone sconosciute e fai nuove conversazioni e conoscenza.
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Quel Parlamento di Vecchietti del bar di  fronte avrebbe apprezzato le panchine messe a emiciclo parlamentare o abbastanza di fronte, si parla meglio, come essere a veglia davanti ad un focolare immaginario. Vi è un largo emiciclo intorno alla fontana, non è la stessa cosa.
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Poi sempre in tema di panchine, nella parte verso il parapetto, e quindi verso vista della Valdichiana, un altro emiciclo, come un piccolo anfiteatro per piccoli momenti di spettacolo. Metti un chitarrista acustico in vena di esibirsi, e la gente si troverebbe subito in un piccolo Hyde Park. Oppure un intrattenimento per bambini, oppure una lettura di poesie e scrittori castiglionesi. Una presa elettrica sarebbe la benvenuta.
Un turista che arriverebbe esclamerebbe un piccolo woow.
Come diceva sempre Calthorpe un visitatore nei primi 5 minuti si fa già 80% dell’idea del posto, e quel giardino sono i primi 5 minuti.
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Poi potrebbero esservi Panchine per…Usmatori, che odorano e fiutano.
Il giardino si trova nella parte alta in leggera pendenza, il vento spesso viene dalla valle, prende la rincorsa sulla parte bassa del giardino e quel rialzo direziona il vento verso la parte alta, dove potrebbero essere panchine.
Usmare cosa? La parte davanti a quelle panchine mettere piante aromatiche timo, salvia ad alta odorosità. Aiuola Zen. Una esperienza sensoriale. Titolo con targhetta su quelle panchine,
Panchine Sensoriali.
Da mettere nelle brochure della città.
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A Legnano in una piazza estremamente storica, piazza San Magno, hanno ardito a farci in mezzo un quadrilatero zen in questa maniera, rafforzato da micro zampilli d’acqua che movimentano l’aria. Tutte le sere facevo chilometri per andare a sedere in silenzio in quel posto.
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Una buona idea, anche se criptica, su questo giardino vi è stata. È la prima volta che si celebra un castiglionese famoso in tempi recenti, Alberto Castagna, indimenticato presentatore di Stranamore, nato a Castiglioni. Usava venire ai giardini e dibattere con i concittadini, con una cricca quasi sempre ricorrente.
Ed ecco una targhetta su di una panchina lo ricorda,
In ricordo dell’eterna amicizia dei 7+1.
Una frase in più era necessaria, se portiamo i Castiglionesi davanti, e leggono, il 90% non capisce. Quelli di fuori men che meno.
Manca la citazione del personaggio e del perché quella targhetta in quel posto, in questo modo un turista italiano avrebbe forse detto, Mapperò…
A Lisbona la tabaccheria ed il ristorante dove andava Pessoa portano una targa con dettagli che si capisce chi e cosa faceva in quel posto. Fotografatissimi. Un culto.
Facciamo fotografare quella panchina, facciamoci una giunta di informazioni, e mettiamola nei depliant della città
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A Castiglioni Città dalla presentazione di Mille libri all’anno, occorrerebbe mettere in 2 o 3 punti casottini per il Book Crossing, dove gente deposita libri e ne prende altri, oppure ne prende uno da leggere mentre è ai giardini.
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Avrei altro. Mi fermo qui, Avete fatto 100, fate 101.
Sarebbe meglio che per fare innovazione a Castiglioni si chiedesse anche ai Cittadini.
Ad Maiora.
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In attesa del perfezionamento del Giardino.
qui sotto godiamoci la Perfetta
I Giardini di Marzo
di Lucio Battisti
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Se vuoi commentare questo articolo, puoi farlo qui:
Piero ROSSI
Aretino Turista ad Arezzo,
itAlien Immigrato in Italia
info@pierorossi.it
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altri articoli di Piero Rossi
Viaggiare è fatale al pregiudizio, al bigottismo, ed alla ristrettezza mentale,
e per questi motivi molta della nostra gente ne ha fortemente bisogno.
Vedute ampie, sane, caritatevoli degli uomini e delle cose
non possono essere acquisite
vegetando tutta la propria vita in un piccolo angolo della terra.
Mark TWAIN,1869

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