Covid-19 è stata un’ipnosi di massa? La visione della psicanalista Colette Soler

di Stefano Pezzola

E’ uscito da qualche mese un libro che rivisita l’esperienza del Covid da un punto di vista “nuovo” e “differente”.
Si tratta del saggio di Colette Soler dal titolo Scritto sotto il Covid. Che fare dell’ipnosi di massa edito da Guerini e associati.
Ormai sul Covid si è detto e scritto di tutto e c’è una certa saturazione mediatica e informativa.
E anche molta voglia di parlare d’altro.
Ma lo spazio per qualche riflessione ulteriore rimane ed è importante che sia esplorato.
Quello di Colette Soler, psicoanalista di scuola lacaniana e docente di filosofia all’Ecole Normale Supérieure, è un punto di osservazione e una riflessione che meritano di essere considerati con attenzione.

Prima di tutto per la caratura della studiosa francese e in secondo luogo perché, come dice il titolo del libro, è stato scritto a caldo durante il periodo della pandemia.
Infatti il volume raccoglie i testi di una dozzina di video conferenze e interventi.
Questa immanenza agli avvenimenti rende il libro ancor più suggestivo, perché non c’è stato neppure il tempo di farli sedimentare e analizzarli per ottenere il necessario distacco; siamo proprio in corpore vivo, come in una seduta di analisi.
il punto di vista psicoanalitico, com’è avvenuto in molti altri casi della storia contemporanea grazie soprattutto alla Scuola di Francoforte, può contribuire a spiegare fenomeni difficilmente affrontabili e interamente spiegabili dalle discipline e dalle metodologie delle scienze umane tradizionali.

La tesi di Soler di aver visto dispiegarsi durante la pandemia una sorta di ipnosi di massa in cui il modo individuale è coinciso con il modo collettivo è, anche se può lasciare alcuni esitanti, una ipotesi suggestiva e, anche, con un certo fondamento.
In questo quadro è decisivo, inoltre, il ruolo che Soler attribuisce alla propria disciplina e ai suoi professionisti nel riservarsi un ruolo capace di capire dove li sta portando il proprio tempo. Il libro avvia anche un discorso interno alla psicoanalisi.
«Sotto Covid»: così Colette Soler dice di avere scritto questo testo, e aggiunge «come si dice: scritto sotto Lsd».
Scritto dunque in uno stato di alterazione, nel quale, aggiungo io, certe apparenze della realtà perdono la consistenza e la familiarità abituali, e altri tipi di sensibilità si acuiscono.

Ma questa condizione alterata è la stessa che è stata imposta a tutti da qualcosa che è accaduto: e che non è il fatto bruto di un virus invisibile benché reale, ma il racconto che le autorità sociali ne hanno fatto e le conseguenze che ne hanno tratto.
Chi potrebbe negare che ‘sotto Covid’ sia la condizione in cui ciascuno, negli ultimi due anni, ha vissuto e sta ancora vivendo ogni aspetto della propria vita?
Lavoro, professione, scuola, rapporti famigliari, politica, rapporti sociali, prospettive di vita: tutto questo, quand’anche non sia stato interrotto o vietato, è comunque entrato in una specie di tempo sospeso, sospeso a un’emergenza decretata.
Ma è il modo in cui questo è accaduto che giustifica il sottotitolo del libro.
Qualcosa di inaudito e di inimmaginabile fino ad allora ha potuto accadere senza grandi obiezioni: che un’intera nazione si chiudesse in casa su ordine delle autorità, facendo tacere e azzerando le ragioni del vivere di fronte al nuovo criterio dominante, l’imperativo assoluto di evitare il contagio, identificato tout court con la morte.

Dove si trovano riunite queste condizioni?
E cioè: una definizione dello stato della realtà totalmente determinato dalla parola di un’autorità, il comando di comportamenti congruenti con quel racconto, l’arrendevolezza del destinatario del comando che rinuncia alla critica, all’iniziativa di pensiero, al voler sapere, per non turbare il proprio rapporto con quella autorità?
Nell’ipnosi.
Quello che era accaduto e che continuava ad accadere aveva dunque tutte le caratteristiche di un caso di ipnosi di massa.

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