Si racconta che il 20 luglio 1969 i due astronauti della Nasa Neil Armstrong e Buzz Aldrin misero piede sulla superficie della Luna.
“Un piccolo passo per l’uomo, un grande balzo per l’umanità” sono le parole che pronunciarono in quel frangente, alcune delle parole forse più famose della storia.
Tra i convinti assertori del presunto inganno da parte della NASA ovvero che non siamo mai sbarcati sulla luna, c’è Bill Kaysing.
Laureato in lingue e letteratura inglese, aveva lavorato per un’azienda produttrice di motori a razzo con il ruolo di supervisore nella stesura di manuali tecnici fino al 1963.
Nel suo libro We never went to the moon, pubblicato nel 1976, afferma, tra le altre cose, che Stanley Kubrick accettò di inscenare lo sbarco sotto una minaccia riguardante indiscrezioni sul fratello, tuttavia egli non aveva alcun fratello.
A giudicare dalle perplessità di Kaysing, sembra però che il regista non abbia fatto un così buon lavoro.
Io credo che oggi, a distanza di tanti anni, per smontare tutte le ipotesi di complotto potremmo effettuare una verifica empirica molto semplice.
Prendiamo la tuta di Armstrong esposta allo Smithsonian National Air e Space Museum di Washington e lo zaino autorefrigerante ad acqua col sublimatore, la facciamo indossare al Direttore della NASA o a un debunker di professione in un ambiente con le pareti a 80°, togliamo l’aria e torniamo dopo 8 ore a vedere come sta.