di Stefano Pezzola
La pandemia di Covid-19 potrebbe finire nella primavera del 2022.
“Se non ci saranno nuove varianti contro le quali il vaccino non protegge, in primavera avremo superato la pandemia e potremo tornare alla normalità” affermano i soloni televisivi.
Mentre lo studio di Science ci ricorda che più il virus circolerà velocemente e più in fretta ce lo toglieremo di torno.
Proteggendo anziani e categorie a rischio con cure e vaccini, chiaramente.
Il Sars-Cov-2 è diventato così diffuso da esserci ben poche possibilità di eliminazione diretta.
Benché meno con i vaccini.
Gli esseri umani però convivono con tanti altri coronavirus endemici che causano più reinfezioni, ma generano un’immunità diffusa sufficiente a proteggere gli adulti da gravi malattie, avendone indebolito l’aggressività.
Parliamo quindi di virus paragonabili ai comuni virus influenzali, con un rapporto di mortalità per infezione (IFR) pari allo 0,001.
Quindi più il virus circolerà velocemente (R0=6) e più in fretta ce lo toglieremo di torno.
Ma se continuiamo a limitarne la diffusione ci metteremo almeno 10 o 20 anni, per uscire da questa situazione.
Sempre che Vi sia la volontà di uscire da questa situazione.
Leggendo la Gazzetta Ufficiale n. 276 del 19 novembre 2021 qualche dubbio sorge spontaneo.
Vedi il link sotto:
In particolare a pag. 17 leggiamo che siamo nell’ambito della “remunerazione di una funzionale assistenziale e di un incremento tariffario per le attività rese a pazienti affetti ad Covid-19”.
All’articolo 1) possiamo approfondire apprendendo che “in applicazione dell’art. 4, comma 2 del sopra citato decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, con il presente decreto si provvede alla determinazione dell’incremento tariffario per la remunerazione dei ricoveri ospedalieri per acuti di pazienti affetti da COVID-19, secondo quanto previsto al successivo art. 2, nonché
alla individuazione dei criteri utili alla definizione delle funzioni assistenziali correlate all’emergenza COVID-19, che le regioni e province autonome possono riconoscere, ai sensi dell’art. 4, comma 1 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34”.
Politichese che probabilmente poco interessa e poco dice alla maggior parte dei lettori.
Mentre all’articolo 2) apprendiamo che “le prestazioni di ricovero per acuti a pazienti affetti da COVID-19, indipendentemente dal codice DRG della dimissione finale, sono remunerate maggiorando l’ordinaria remunerazione di cui al decreto ministeriale 18 ottobre 2012 con l’incremento tariffario di cui al comma 2 del presente articolo. L’incremento tariffario massimo, per ciascun episodio di ricovero con durata di degenza maggiore di un giorno, è pari a 3.713,00 euro se il ricovero è avvenuto esclusivamente in area medica e a 9.697,00 euro se il ricovero è transitato in terapia intensiva. In caso di dimissione del paziente per trasferimento tra strutture di ricovero e cura, l’incremento tariffario e’ ripartito tra le strutture in proporzione alla durata della degenza in ciascuna”.
Questo probabilmente è molto piu’ chiaro anche ai lettori disattenti. Arrivano alle strutture sanitarie oltre 185 milioni di euro per il riconoscimento del solo incremento tariffario dei ricoveri causati dal Covid. La misura è stata prevista sia dal decreto 34/2020 (Decreto Rilancio) che dal Decreto 18/2020 (Decreto Cura Italia). Onde per cui, state sereni, la pandemia non finirà nella primavera 2022, neppure dopo la quarta dose di Comirnaty di Pfizer.
E soprattutto se Vi avvicinate ad un Ospedale, cercare di entrarvi arruolato come paziente Covid – al limite estremizzate i vostri sintomi o inventatene ad hoc – ma non cercare di varcare quella porta da paziente standard con remunerazione/letto standard per l’Azienda Sanitaria. Rischiate un inatteso ed inspiegabile over booking per tariffa offerta troppo bassa!