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Gli agricoltori in protesta a Bettolle: “Il Governo si metta al nostro fianco”

Presidio degli agricoltori nei pressi del casello di Bettolle in Valdichiana Arezzo

E’ iniziata ieri, martedì 30 gennaio 2024, la manifestazione degli agricoltori a Bettolle, per protestare contro le politiche europee che stanno soffocando il settore. Oltre 300 mezzi, fra trattori e camion, hanno presidiato un campo non molto lontano dal casello autostradale.

L’intendo dichiarato da organizzatori e partecipanti è quello di manifestare “a oltranza” anche nei giorni successivi. Per far comprendere alle persone le preoccupazioni per il futuro dell’agricoltura e per giungere a un’interlocuzione con le istituzioni.

Vogliamo portare in luce i problemi del nostro settore – ha detto ad ArezzoWeb Informa Salvatore Fais agricoltore di Piombino, uno dei coordinatori della protesta-. Ha bisogno d’aiuto. La comunità Europea non ci vuole aiutare. Ci sta anzi sfavorendo rispetto ad altri stati membri e anzi, altri stati esteri.

C’è stata una grossa speculazione dopo il Covid e la guerra in Ucraina. Il nostro settore è in ginocchio, abbiamo bisogno che qualcuno ci tuteli. Non siamo più in grado di contrastare la concorrenza delle multinazionali. Speriamo che il Governo si metta al nostro fianco e che porti in Europa le nostre problematiche. Che faccia interventi immediati per risolvere questioni come il prezzo dei prodotti o la nuova PAC, che va completamente rivista“.

Manifestiamo – ha detto un altro agricoltore, Sandro – contro un sistema che non sta più in piedi e ci sta lacerando. Le persone devono capire che siamo qua anche per loro. Perché noi alla fine mangeremo qualcosa di buono, ma loro no di sicuro. Il progetto è molto chiaro. E’ in atto un processo che li porterà a perdere ogni tipo di libertà e di salute”.

Il comparto agroalimentare italiano vale 560 miliardi. E’ un’eccellenza. I cinesi vogliono mangiare roba italiana. Tutti vogliono mangiare italiano. E ne stiamo venendo tutti privati perché così non possiamo più lavorare. Abbiamo usufruito di alcune agevolazioni, come il credito d’imposta, quando era l’unica possibilità: o cercavi di investire o ti fermavi. E abbiamo reinvestito per lavorare. Adesso ci dicono però che dobbiamo fermarci.

Noi non vogliamo essere mantenuti, non vogliamo alcun contributo. Ci devono dare un mercato dove il prodotto viene pagato per quello che vale. Se il nostro prodotto venisse pagato quel minimo che ci serve per vivere, al consumatore finale non cambierebbe niente. E’ un problema solo di passaggi e di speculazione, che deve finire.

Io faccio questo per chi verrà dopo. Per lasciargli qualcosa di noi, delle nostre radici, delle nostre tradizioni, del popolo italiano”.

 
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