La protesta degli agricoltori contro le politiche agrarie dell’Unione Europea sta per arrivare anche in Valdichiana. Dopo la partecipatissima assemblea pubblica presso l’Hotel Apogeo è stato organizzato per martedì 30 gennaio un presidio al Casello A1 Valdichiana di Bettolle, nel Comune di Sinalunga. Oltre agli agricoltori, che sfileranno coi propri trattori, vi prenderanno parte camionisti, allevatori e cittadini che aderiscono alla causa.
L’intento è quello di attirare l’attenzione manifestando a oltranza, non solo nella giornata del 30 di gennaio ma anche nei giorni successivi.
Come chiarisce il Coordinamento Nazionale Riscatto Agricolo in un documento, la mobilitazione in atto è a-politica e condotta nel pieno rispetto della legalità. Le sue motivazioni, che uniscono gli agricoltori di diversi paesi europei, sono molteplici.
Fra le richieste principali, riassunte in 10 punti, vi sono la revisione completa del “Green Deal”, ovvero la politica agricola europea, poiché secondo gli agricoltori sarebbe frutto di un “ambientalismo estremista” che nuocerebbe alla produzione agricola ed ai consumatori. Si richiede di vietare l’importazione di prodotti agricoli provenienti da paesi dove non vigono le medesime leggi sanitarie e produttive, così come di eliminare qualsiasi vincolo o incentivo che porti gli agricoltori a non coltivare il proprio terreno.
Ancora: che a livello europeo sia istituito un Tavolo Tecnico serio composto da “veri agricoltori”, i quali siano coinvolti ogniqualvolta si modifichi o si vari una normativa che tocchi anche solo indirettamente il settore agricolo-alimentare.
Fra le questioni più importanti anche l’introduzione di regolamenti più stringenti, che contrastino l’introduzione nel mercato di cibi sintetici.
L’ultimo punto, introdotto nel documento di recente ma non meno importante degli altri, è la riqualificazione della figura dell’agricolture e dell’allevatore nell’opinione pubblica. Un membro di Riscatto Agricolo, gruppo che su Whatsapp ha radunato circa 2.000 persone da tutta la Toscana, ha spiegato meglio ad ArezzoWeb Informa proprio quest’ultimo aspetto.
“La realtà su di noi, sul nostro lavoro – ha detto l’agricoltore – purtroppo oggi viene spesso distorta. Si fa passare l’idea che l’agricoltore, ma anche ad esempio l’allevatore, sia uno dei principali responsabili del cambiamento climatico e dei danni all’ambiente. L’agricoltore sarebbe quello che inquina, quello che nuoce alla terra perché usa i diserbanti.
E questo viene narrato soprattutto ai giovani. La verità è che l’agricoltore ha una grande passione per il suo lavoro. C’è un legame quasi unico e fortissimo fra la terra e chi la lavora. Non siamo affatto depauperatori dell’ambiente, siamo invece i primi a curarlo e mantenerlo. E siamo i primi a beneficiarne perché da in primis a noi da mangiare”.
A nostro parere – ha continuato l’agricoltore – è più che mai necessaria un’opera di riavvicinamento alla terra. A partire dalle scuole, dai nostri ragazzi. Sin da bambini dovremmo fargli vedere cosa succede in realtà nei campi, fargli capire che l’agricoltore è una persona di primaria importanza per la società. Far comprendere come lavoriamo, quali principi ci animano e mandiamo avanti, è un investimento a lungo termine”.