Quasi tutte le emittenti televisive, e lo stesso vale per quotidiani e periodici, non solo di diffusione nazionale, si sono occupate in questi anni della natura originale e multiforme del Parco nazionale.
Ma forse raramente ci si era concentrati con altrettanta curiosità e passione, prima che sulla storia e la ricchezza ambientale, sulla sua biodiversità umana.
Ed in effetti tantissimi sono i chilometri e le direzioni indagate nei 36.000 ettari protetti, il “luogo” raccontato da Lucrezia Lo Bianco nel documentario “Rosso Casentino”, già andato in onda su Rai 3 registrando ottimi ascolti e decisi commenti di apprezzamento.
L’autrice è andata a scovare gli abitanti del parco nazionale: chi ci abita da sempre e anche colore che, negli anni, hanno deciso di lasciare la città e scelto di viverlo.
Ed è riuscita a parlare anche con loro. E le storie sono molte e si snodano, come i passi e i sentieri necessari a descriverle: la famiglia Ulivi, di Ca’ di Noce (Corniolo);
Antonio e Giulia, i giovani appassionati che hanno recuperato la tradizione della stampa a ruggine di Santa Sofia (Peromatto), il talentuoso cormamusista Massimo Giuntini nelle luci rarefatte degli antichi castagneti di Camaldoli;
Marzia, aretina che ha ha deciso di vivere nel bosco incontaminato ed occuparsi di ospitalità all’Imposto di Stia; Beppe Salieri “dei due mondi” (dalla Romagna al Sudamerica), finito a gestire un agriturismo, un castagneto ed un allevamento, alle Casine San Godenzo;
Lando Landi che racconta il Panno Casentino dal punto di vista di chi ha vissuto da operaio i primi straordinari opifici della vallata…
“Il Parco eccelle, dal punto di vista naturalistico, come una delle aree forestali più pregiate dEuropa, il cui cuore è costituito dalle foreste demaniali casentinesi, allinterno delle quali si trova la riserva naturale integrale di Sasso Fratino, istituita nel 1959.
Foreste imponenti, ricche di boschi misti ricoprono infatti tutto il territorio del Parco, al punto che lo si potrebbe attraversare in tutta la sua estensione senza mai uscire dal lussureggiante e rigoglioso manto verde che lo avvolge.
Foreste millenarie, testimoni del continuo evolversi della natura e impregnate di storia, dove il rapporto con luomo ha radici lontane nel tempo e ben documentate fin dal 1024, quando San Romualdo diede vita allOrdine dei Monaci Camaldolesi, che per secoli saranno custodi e gestori di questo patrimonio.
Foreste rigogliose e prodighe di sostentamento e ricovero per tante piccole e grandi comunità, dalle quali si è tratto il pregiato legname per le impalcature di opere monumentali come il Duomo di Firenze, o le travi lunghe e dritte per costruire le navi della flotta pisana.
È anche un territorio con centri abitati ricchi di storia e di testimonianze artistiche e architettoniche. All’interno del Parco, ci sono due poli di grande fascino e importanza spirituale: il Santuario della Verna e l’Eremo di Camaldoli.
Tanti i cammini, sacri e storici, che passano tra i due eremi e che portano migliaia di camminatori l’anno. Diversi i punti di ristoro che li accolgono. Purtroppo, la storia del parco non è stata sempre memorabile: vanno ricordati anche episodi terribili legati alla storia …”. Dal comunicato stampa RAI.
Sarà un racconto corale al quale ha partecipato anche la band della Casa del vento. La sua “voce”, l’insegnante di scuola primaria Luca Lanzi, è andato coi suoi alunni a Vallucciole, nei luoghi che ricordano le stragi naziste.
E poi l’ex Padre guardiano della Verna, Francesco Brasa; l’ “avventura” di Casa Santicchio, sugli antichi transiti dei pellegrini; i ricercatori che studiano le “migrazioni” degli alberi sulla pressione del cambiamenti climatici e la “comunità musicale” di Renate e Andreas, tedeschi del Doccione in Vallesanta…
Insomma un grande, imperdibile, racconto corale che parla che parla del rapporto inestricabile tra la ricchezza naturale e quella culturale.
Sarà mercoledi 5 febbraio su Rai5 dalle 14,06; giovedi 6 dalle 6,38 e sabato 8 dalle 8,32.
Ufficio stampa parco nazionale Foreste casentinesi