di Stefano Pezzola
Uno studio pubblicato il 10 febbraio 2022 sul British Medical Journal dal titolo “Efficacia dei vaccini a mRNA e calo della protezione contro l’infezione da SARS-CoV-2 e covid-19 grave durante la circolazione predominante della variante delta in Italia: studio di coorte retrospettivo” cattura oggi la mia attenzione.
Vedi il seguente link: https://www.bmj.com/content/376/bmj-2021-069052
Si tratta di uno studio scientifico tutto italiano a firma del ricercatore Massimo Fabiani e che vede come coautori, tra gli altri, Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità e Giovanni Rezza, Direttore Generale della Prevenzione presso il Ministero della Salute.
Uno studio sottoposto a peer review esterna che non ha ricevuto finanziamenti esterni.
Come sono stati reperiti i dati?
Gli studiosi dichiarano di “aver utilizzato il collegamento deterministico dei record per codice fiscale individuale per combinare i dati del Registro Nazionale delle Vaccinazioni (detenuto dal Ministero della Salute) per le persone che erano state vaccinate, con i dati sulle persone notificate che erano risultate positive all’infezione da SARS-CoV-2 dal Sistema Nazionale di Sorveglianza Integrata covid-19 (coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità). I dati sono stati estratti il 24 novembre 2021 da entrambe le fonti. Abbiamo selezionato tutti i 35.877.432 record di persone di età compresa tra ≥16 anni che avevano ricevuto la prima dose di un vaccino a mRNA prima del 25 ottobre 2021, rappresentando così almeno 14 giorni di follow-up e 17 giorni di possibile ritardo nella notifica dell’infezione da SARS-CoV-2. Non abbiamo preso in considerazione le persone di età compresa tra 12 e 15 anni perché questa fascia di età ha avuto accesso alla vaccinazione solo da giugno 2021, limitando il tempo di follow-up disponibile”.
Invitando il sempre curioso lettore ad una attenta analisi dello studio in ogni sua parte, decido di dirigermi verso le conclusioni così da apprendere che “i nostri risultati, basati su oltre sette mesi di follow-up dopo la seconda dose di un vaccino a mRNA, supportano le campagne di vaccinazione in corso rivolte a gruppi ad alto rischio, persone di età compresa tra ≥ 60 anni e operatori sanitari per ricevere una dose di richiamo del vaccino sei mesi dopo il ciclo di vaccinazione primaria. I nostri risultati suggeriscono anche che potrebbe essere giustificato la tempistica della dose di richiamo prima di sei mesi dopo il ciclo di vaccinazione primaria e l’estensione dell’offerta della dose di richiamo alla più ampia popolazione ammissibile”.
L’efficacia dei vaccini a mRNA contro qualsiasi infezione da SARS-CoV-2 e Covid-19 grave è diminuita rispettivamente al 33% a 27-30 settimane dopo la seconda dose di vaccino
Le persone ad alto rischio (residenti in strutture di assistenza a lungo termine, persone con comorbidità e persone immunocompromesse) e quelle di età compresa tra ≥60 anni non sembravano più avere una protezione sostanziale contro l’infezione da SARS-CoV-2 a 27-30 settimane dopo la vaccinazione primaria, e l’elevata efficacia iniziale del vaccino contro il covid-19 grave era notevolmente ridotta nelle persone ad alto rischio (43%, dal 3% al 67%) rispetto ad altri gruppi di popolazione (range 64-85%).
Quasi come se i vaccinati, dopo circa 6 mesi, corressero più rischi dei non vaccinati.
“Negli ultimi giorni sono stati pubblicati studi molto importanti su riviste scientifiche internazionali” ha dichiarato il dr. Mariano Bizzarri, oncologo e ricercatore presso il dipartimento di Medicina sperimentale dell’Università La Sapienza di Roma.
“La testata Lancet – ha proseguito Bizzarri – ha pubblicato una meta-analisi sostenendo che anche dopo 3 dosi di vaccino l’efficacia di questi farmaci resta al di sotto del 50%. Su Nature è invece apparso un articolo che parla degli effetti collaterali di cui vediamo oggi soltanto la punta dell’iceberg, con il forte rischio che soltanto nei prossimi anni saremo davvero consapevoli delle conseguenze sulla salute nostra e delle generazioni future.
Ultima notizia, l’aumento del 25% di miocarditi e patologie cardiache fatte registrare in Israele tra le nuove generazioni, vaccinate”.
E’ proprio vero che il dubbio non è piacevole ma la certezza è spesso ridicola.
Ed intanto la certezza dell’assoluta sicurezza ed efficacia dei vaccini mRNA continua a non essere scritta e certificata in nessun studio scientifico.