Il Generale Vannacci presso la Casa dell’Energia: “La critica è il concime del progresso”

Durante la presentazione del libro "Il Mondo al Contrario" il Generale ha paragonato la cultura italiana alla pietra arenaria

Davvero un successo la presentazione del libro “Il Mondo al Contrario” del Generale Roberto Vannacci tenutasi ieri sera presso la Casa dell’Energia, ad Arezzo. 

Nonostante la pioggia, che fino alle 19 è venuta giù forte. Ma soprattutto nonostante le polemiche. Nella mattinata di ieri alcune associazioni e realtà cittadine, fra cui Arci, Anpi e Cgil, avevano organizzato una conferenza stampa accusando implicitamente Vannacci (peraltro senza nemmeno mai nominarlo di proposito) di seminare odio e ignoranza, così come di fare proclami razzisti, omofobi e discriminatori.

La cultura è conoscenza, approfondimento ed anche dibattito” ha esordito ieri sera di fronte ad una Bastanzetti gremita Cristiano Romani, Presidente di Cultura Nazionale, l’associazione organizzatrice dell’evento di ieri sera. 

Nessuno di noi in questa sala vuol riportarci indietro nella storia, quando i libri non graditi venivano bruciati o veniva impedito alla gente di dire ciò che pensava. Permettetemi di dire che non siamo in un “bunker” come qualcuno ha scritto. Non c’è nemmeno una città assediata o blindata. Stasera qui si fa cultura. Usare questa terminologia è stato direi anche poco rispettoso visto l’attuale momento internazionale”.

L’evento è stato l’occasione per approfondire alcuni dei concetti più importanti che il Generale Vannacci esprime nel suo libro. Si è partiti con quello di normalità, che il Generale ha spiegato intendere come l’insieme delle norme e delle prassi che ci siamo dati, che fanno parte del senso comune e del buon senso. “Dire che qualcuno non è normale – ha detto Vannacci – quindi non è un’offesa. Significa solo che è al di fuori di queste norme: io stesso, dico la verità, mi sono sempre considerato abbastanza “anormale”.

Si è affrontato quello di “multi-etnismo”, profondamente diverso da “multi-culturalismo”. Il così detto “diritto all’odio”, con cui Vannacci intende che chi vorrebbe eliminare questo sentimento sbaglia, poiché fa parte delle nostre emozioni.

Io non posso provare amore di fronte allo stupro di bambini ad esempio – ha spiegato il Generale -. Provo odio. Ma in quanto essere umano uso la ragione e così impedisco che questo sentimento si trasformi in azione delinquenziale”. 

Si è poi parlato di alcuni dei “paradossi della società moderna”, come li chiama Vannacci. “Uno dei paradossi – ha detto – è il ricondurre tutto alla soggettività. Oggi sembra non ci sia più nulla scritto sulla pietra. Tutto può essere negato in quanto soggettivo. Tutto diventa relativo. E allora non è più vero che siamo stati sulla luna. Non è più vero che la terra è tonda. Nemmeno che siamo uomini o donne obiettivamente”. 

Particolarmente importante per Vannacci quello della “dittatura della minoranza”. Nel suo pensiero, questo descrive la situazione in cui alcune minoranze ideologiche ben organizzate oltrepassano limiti democratici e sentimento comune, cercando di imporre con la forza la loro visione delle cose alla maggioranza, che però non la condivide. 

Vanancci ha inoltre chiarito il significato di alcune sue affermazioni, a suo dire distorte o decontestualizzate sulle pagine di giornale. Da quella che egli avrebbe “il sangue di Giulio Cesare” nelle vene, frase in realtà enunciata solo per assurdo dal Generale, a quella sulla “non italianità” della pallavolista Paolo Egonu. 

Ho detto una banalità. Cioè che Egonu non ha caratteristiche somatiche italiane. Questo però non la rende meno italiana. Paola Egonu non solo è italiana, una grandissima sportiva ecc., ma è anche molto intelligente. Perché in tutto quel bailame di polemiche è stata l’unica che non si è lamentata delle mie parole”.

Infine, sollecitato anche da alcune puntuali domande dal pubblico, il Generale ha parlato molto della cultura italiana. “Esiste una cultura italiana – ha detto Vannacci -, checché ci sia qualcuno che vuol convincerci del contrario”. Per dimostrarlo Vannacci l’ha paragonata ad uno dei simboli della nostra città di Arezzo: la pietra arenaria.

Noi siamo quello che siamo grazie a 5.000 anni di storia, in cui certo, culture, etnie, tradizioni si sono frammischiate, ma si sono consolidate. Volendo trovare un’immagine che la rappresenti, ho pensato alla pietra arenaria”

“E’ estremamente dura, consistente, ma si è formata da sedimenti impalpabili, limacciosi, che si sono depositati lungo centinaia di milioni di anni. Sono diventati roccia grazie al tempo. E il limo che oggi prova a depositarsi su questa roccia, ovvero le altre culture, le imposizioni della dittatura della minoranza, rimane limo, non si consolida subito”

“La cultura italiana oramai è roccia. Non possiamo dire che non esiste. Ogni volta che ne neghiamo l’esistenza è come se le dessimo una martellata per distruggerla. E forse è questo che vuole chi avalla la “cancel culture”. Distruggere questa arenaria, per far sì che questo limo che arriva oggi si possa mescolare in una paccottiglia informe, che magari ci includerà anche tutti ma che non rappresenta nessuno”.

A dimostrazione che la cultura si fa anche dibattendo, confrontando e soprattutto ascoltando opinioni diverse, il Direttore della Casa dell’Energia, Fabio Mori, e il Responsabile della Comunicazione, Alessandro Devoto, hanno incalzato il Generale dati alla mano, criticando in modo puntuale quanto intellettualmente onesto alcune delle affermazioni presenti sul libro riguardo i temi dell’ambiente e dell’energia.   

Spero che quando leggerete il mio libro anche voi lo criticherete – ha concluso il Generale Vannacci rivolgendosi alla sala -. Anche aspramente, ma con opinioni oneste. Perché purtroppo fino adesso chi lo ha criticato nel 95% dei casi non lo aveva letto. Ricordate: non esiste nulla di meglio della critica, dell’esercizio del dubbio: è il concime del progresso”.

Fabio Mori, Direttore de la Casa dell’Energia

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