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Il SARS-COV2 è un virus elitario

di Stefano Pezzola

Ormai non vi è alcun dubbio. Il SARS-COV2 è un virus elitario.
Circola infatti preferibilmente nei centri storici delle città, in specialmodo quelle dove vengono organizzate civili manifestazioni di dissenso contro green pass e politiche sanitarie.

E’ un virus elitario che non prende possesso dei vagoni dei Freccia Rossa e che lascia la libertà di prendere d’assalto i treni regionali, gli autobus, le metropolitane, ma anche i Centri Commerciali e gli spalti degli stadi dove è tornato di moda fraternizzare tra tifoserie, abbracciandosi e unendo le proprio mani e voci in un solo coro.
Vi sono comunque delle eccezioni.

Il virus elitario permette assembramenti nelle piazze dei centri storici delle città in occasione della vittoria degli europei di calcio, ma anche per partecipare ad una manifestazione della CGIL oppure per assistere ad un comizio pre elettorale.

E’ un virus elitario ma non stupido che permette di ammassarsi nei tavolini all’aperto dei ristoranti ai primi freddi di questo autunno, dopo tutto più vicino all’estate che all’inverno, ma che non invita a trascorrere molti momenti conviviale all’interno delle sale dei ristoranti, pressoché deserte negli ultimi mesi.

E’ un virus elitario ma anche dotato di una precisione scientifica.
La sua bussola è l’economia e con l’avvento del green pass permette addirittura la creazione di ambienti sicuri tra vaccinati.

Se questa non è scienza?
E’ proprio vero che “abbiamo un pensiero che è capace solo di far di conto” ovvero capiamo soltanto ciò che è utile, non riuscendo più a discendere tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.

Si racconta la favole dell’eliminazione dello smart working perché il ritorno dei dipendenti pubblici in ufficio contribuisce ad aumentare il Pil.

E non è minimamente presa in considerazione la circostanza che l’impennata fisiologica dei contagi possa dipendere soltanto dall’allentamento delle misure di cautela, più che comprensibile e condivisibile.
Ma in fondo non tutti ricordano che ogni decisione irrazionale è un colpo inferto alla democrazia.

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