Il viaggio di 105 aretini a Medjugorie insieme a Don Alvaro

Come a volte accade, qualcosa di non previsto o pianificato avviene, non si sa se per volere divino o caso, ed è così che ci si ritrova con una locandina tra le mani che, come cascata dal cielo, ti spinge ad uno nuovo viaggio, un po’ diverso dal solito, interiore, intimo.

Non ha importanza se prima di intraprenderlo tu creda oppure no, quello che è importante è il farlo, senza troppe remore o ragionamenti.

La locandina incriminata viene inviata da Antonio Pellegrini ( il suo cognome non lascia spazio a dubbi su quella che sarebbe stata la sua missione, da un certo punto in poi della sua vita) un veterano di Medjugorie che arrivó qui nel 2005 per accompagnare sua moglie (lui non voleva venire).
I primi giorni, come ci racconta, “sono stati molto dolorosi per me ma la “scuola di Maria” è una università di vita. Da allora la mia esistenza è cambiata; l’esperienza fu così forte, che mi sembrava ingiusto tenerla solo per me. Così sin da subito ho sentito la necessità di far provare ad altre persone quello che ho vissuto io.”

Da allora, Antonio ha portato a Medjugorie qualche migliaio di persone che hanno trovato il loro perché o, semplicemente, un po’ di pace e conforto.

Antonio aggiunge, “chi mi chiede cosa c’è a Medjugorie io rispondo: la forza della preghiera che apre i cuori, anche quelli più duri. Una delle soddisfazioni che il Signore mi ha dato spesso, è stata quella di poter accompagnare al Sacramento della riconciliazione fratelli e sorelle che mancavano da tanto tempo a questo appuntamento.”

Il viaggio che stiamo vivendo raggruppa 105 aretini che hanno ricevuto lo stesso messaggio e che, a quel richiamo, hanno risposto “vado”.

Fra le tante persone che si sono ritrovate ve ne è una un po’ speciale, un uomo che quel viaggio lo fece 36 anni fa e che poi, fino ad oggi, non vi era più tornato, Don Alvaro Bardelli.

A distanza di tanto tempo ha visto paesaggi diversi e luoghi cambiati ma, sicuramente, ha ritrovato intatto quello stesso spirito e quella stessa atmosfera di un tempo.

Intervista a Don Alvaro Bardelli

 

Il primo giorno è stato dedicato alla salita sulla collina delle apparizioni dove i veggenti videro, per la prima volta la Madonna, il 24 giugno 1981.

La collina è sempre lì ed i racconti si assomigliano ancora, quelli di persone che, negli anni, hanno vissuto un’esperienza che li ha cambiati. In un’epoca come la nostra e soprattutto in questi ultimi anni, dove il male sembra circondarci e dove le assurdità che abbiamo subito e che continuiamo a vivere, sembra siano state proprio costruite contro il mantenimento di umanità e fede, questa luce, accesa nel nulla, continua ad irradiare come il primo giorno.

In qualsiasi momento dell’anno, pellegrini provenienti da tutto il mondo, continuano ad arrivare qui a milioni.

Uno dei tanti luoghi simbolo visitati è stata la comunità di Suor Kornelia; qui una suora, che diremmo di periferia, semplice e piena di energie continua, da anni, ad accogliervi orfani che nel tempo sono cresciuti, hanno studiato e sono poi tornati, da ogni parte del mondo, per ringraziare “zia Elvira” (cosi la chiamano), del futuro che lei ha donato loro, occupandosene quando nessuno lo faceva.

Ci ha accolto, con un grande sorriso, in un grande salone destinato a riunioni e messe e, la prima cosa che ha chiesto a tutti i presenti è stata: “chi di voi è venuto a Medjugorie per la prima volta?” Vedendo tante mani alzate, la battuta è stata: “e dove siete stati tutto questo tempo??”….
Effettivamente Medjugorie è una sorgente che sembra non esaurirsi mai….

Il secondo giorno, in un fuori programma dettato dalle condizioni meteo della sera prima, ci troviamo a visitare il santuario francescano di Siroki Brijeg, simbolo cristiano più importante dell’Erzegovina e dove, il 7 febbraio del 1945, a seguito dell’occupazione dei comunisti, 30 frati furono barbaramente trucidati perché si rifiutarono di rinunciare al loro credo religioso.

Questo efferato crimine dovrebbe far riflettere molto tutti noi, in particolare se pensiamo che noi italiani, proprio in questi ultimi anni, abbiamo rinunciato a libertà, diritti, ad abbracciare i propri cari o non poter entrare in ristoranti, ospedali ed università se sprovvisti di un lascia passare. Loro hanno rinunciato alla loro vita piuttosto che cedere.

Abbiamo denigrato e allontanato chi non si è voluto piegare ad un falso Dio ed ad una falsa scienza in nome della presunta salvezza.

La storia si ripete sempre, sotto altre vesti, senza che ce ne rendiamo conto.
L’insegnamento di questi frati e di questo popolo, così devoto a Dio ed al bene, ci faccia riflettere, con umiltà e pacatezza sui nostri errori.

L’ultima giornata ci siamo recati alla Croce blu, così chiamata perché appunto di questo colore; li vi si trova una piccola statua della Madonna dove, a seguito delle persecuzioni dei soldati, divenne luogo di altre apparizioni ai veggenti, in alternativa alla cima della collina.
È un luogo semplice, essenziale, dove le persone si riuniscono a pregare, ognuno nella propria spirituale solitudine interiore.

Si trova ai piedi della collina e rappresenta un punto di arrivo per chi sale o una meta per chi, non potendo salire per motivi fisici, trova lo stesso sollievo e contemplazione.

In tutti questi luoghi le preghiere e le benedizioni di Don Alvaro hanno accompagnato questo viaggio spirituale del gruppo di pellegrinaggio.

Come ha detto Don Alvaro, questo è un luogo ricco di preghiere e di benedizioni che portano nuova linfa ad una Chiesa sempre più povera di fede come quella della nostra Italia.

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