di Stefano Pezzola
Nuovo interessante studio pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet lo scorso 31 marzo 2022 dal titolo “Rischio di reinfezione da SARS-CoV-2 e ospedalizzazione da COVID-19 in individui con immunità naturale e ibrida: uno studio retrospettivo di coorte sulla popolazione totale in Svezia“.
A seguente link è possibile scaricare lo studio completo:
https://www.thelancet.com/journals/laninf/article/PIIS1473-3099(22)00143-8/fulltext?fbclid=IwAR3YStKQMV1WsKWjHcPiaY82-1SgDs7BSQvLUbSFBea5iE8Te8GdW7DzqZs
Nello studio di coorte retrospettivo, gli scienziati hanno formato tre coorti utilizzando i registri nazionali svedesi gestiti dall’Agenzia di sanità pubblica della Svezia, dal Consiglio nazionale della salute e del benessere e da Statistics Sweden.
La coorte 1 comprendeva individui non vaccinati con immunità naturale abbinata a coppie ad individui non vaccinati senza immunità naturale.
La coorte 2 e la coorte 3 includevano individui vaccinati con una dose (immunità ibrida a una dose) o due dosi (immunità ibrida a due dosi) di un vaccino COVID-19, rispettivamente, dopo una precedente infezione con immunità naturale.
Il periodo analizzato va dal 20 marzo 2020 al 4 ottobre 2021.
Il risultato è stato che il rischio di reinfezione da SARS-CoV-2 e di ospedalizzazione da COVID-19 in individui guariti da una precedente infezione è rimasto basso fino ai 20 mesi. La vaccinazione sembrava ridurre ulteriormente il rischio di entrambi gli esiti fino a 9 mesi, anche se le differenze nei numeri assoluti, specialmente nei ricoveri, sono davvero modeste.
La coorte 1 era composta da 2.039.106 individui, la coorte 2 di 962.318 individui e la coorte 3 di 567.810 individui.
Durante un follow-up medio di 164 giorni, 34.090 individui con immunità naturale nella coorte 1 sono stati registrati come affetti da SARS-CoV-2 rispetto a 99.168 infezioni in individui non immuni; il numero di ricoveri è stato rispettivamente di 3195 e 1976.
Dopo i primi 3 mesi, l’immunità naturale è stata associata a un rischio inferiore del 95% di infezione da SARS-CoV-2 e a un rischio inferiore dell’87% di ospedalizzazione COVID-19 per un massimo di 20 mesi di follow-up.
Durante un follow-up medio di 52 giorni nella coorte 2, 639 individui con immunità ibrida monodose sono stati registrati con una reinfezione sars-CoV-2, rispetto a 1662 individui con immunità naturale (il numero di ricoveri è stato rispettivamente otto e 113). L’immunità ibrida monodose è stata associata a un rischio inferiore del 58% di reinfezione da SARS-CoV-2 rispetto all’immunità naturale fino ai primi 2 mesi, con evidenza di attenuazione successivamente fino a 9 mesi di follow-up.
La ricerca mostra in modo chiaro che gli individui che sono guariti da un’infezione Sars Cov-2 possono sviluppare un’immunità acquisita naturalmente, che sembra essere almeno altrettanto protettiva dell’immunità indotta dal vaccino.
Questi risultati suggeriscono che se i passaporti vaccinali debbono essere utilizzati per restrizioni sociali, dovrebbero quantomeno riconoscere una precedente infezione o vaccinazione come prova di immunità, anziché solo la vaccinazione.