a cura di Roberto Fiorini
La malizia del vischio di Kathleen Farrell pubblicato da Fazi editore con la traduzione di Stefano Bortolussi è un romanzo acido, pubblicato per la prima volta nel 1951, che affronta il tema della claustrofobia omicida di un Natale in famiglia.
È anche un romanzo sulla Gran Bretagna del secondo dopoguerra: la nostalgia, la cupezza e i ricordi traumatici, la paura – dell’annientamento nucleare e del cambiamento dei ruoli di genere – e le speranze disperate di questa terra scossa.
In una località sulla costa del Sussex, una famiglia si appresta a riunirsi nella dimora dell’anziana matriarca per trascorrere le festività natalizie.
Fuori soffia un vento freddo, la neve comincia a cadere e la tirannica padrona di casa è pronta ad accogliere la sua ribelle nidiata.
A mano a mano che arrivano gli ospiti, ognuno con il suo carico di segreti, risentimenti e drammi personali, l’atmosfera si scalda.
Il fuoco viene acceso, lo sherry versato, i regali incartati e gli artigli affilati.
Molte sono le tensioni nascoste che strisciano silenziose per i corridoi della grande casa.
L’ambientazione è splendidamente “Agatha Christie”, con un cenno al mistero della stanza chiusa a chiave mentre i membri della famiglia disparati si riuniscono in una casa grande e piena di spifferi.
La casa appartiene alla tirannica Rachel.
È amareggiata, nostalgica e incline a scagliarsi contro la nipote “mollemente rassegnata”, Bess, che ha più di 30 anni – un’età fatale per una donna single – e ha trascorso la sua vita adulta come compagna non pagata di Rachel.
C’è poi la la cugina Kate, dell’età di Bess, una palla di rabbia che beve cocktail con il rossetto rosso e che è single ma vive e lavora a Londra.
La prepotente figlia di mezza età di Rachel, Marion, arriva poi con il suo pallido marito, Thomas, che per lo più si aggira in attesa di istruzioni, e il nipote Piers.
Un narcisista con un occhio all’eredità, Piers prova un piacere sadico nel crescere e distruggere le disperate speranze di matrimonio di Bess.
Infine, il figlio di Rachel, Adrian, compare molto piu’ tardi, direttamente dall’Italia, con un vestito di pelle, in un abito inappropriatamente colorato.
Dal momento che è stato visto l’ultima volta diversi anni prima, mentre estorceva denaro a tutti per un falso affare, la sua accoglienza è fredda come il clima invernale.
E se inizialmente gesti, sguardi e frecciatine sono ammantati dal velo ingannevole delle buone maniere, nell’arco di tre giorni può succedere di tutto, e i membri della famiglia faranno bene a prepararsi a un finale scoppiettante.
Non c’è trama al di là degli scontri di personalità, delle rivelazioni di miseria o delusione e di un crescente disgusto reciproco.
Il piacere non trascurabile deriva dall’occhio dell’autrice per l’assurdo, dal suo talento per ogni dettaglio e dalla sua interpretazione femminista dei ruoli di genere.
Rachel è solitaria, vipera, meschinamente squilibrata.
Ogni occasione è buona per litigi che si svolgono tra cocktail, pasti incolori e uscite sulla scogliera.
Ti piace davvero trascorrere il Natale con i tuoi familiari?
Kathleen Farrell scrive meravigliosamente.
La malizia del vischio è un romanzo intelligente e spiritoso.
Nessuna compassione, al contrario l’esplosione di tutte le tensioni familiari, delle minacce e stranezze di un gruppo di persone che non si sopportano.
La storia si svolge nell’arco di quattro giorni, dalla vigilia di Natale al giorno dopo Santo Stefano, con ogni membro della famiglia che porta alla festa le proprie preoccupazioni, delusioni e rancori.
Tutto questo crea un mix deliziosamente tagliente con le tensioni che ribollono facendo emergere fratture insanabili.
Mentre il romanzo rimane fermamente più interessato ai personaggi che alla trama, l’autrice introduce alcuni elementi per ravvivare il tutto.
Ad esempio l’albero di Natale esplode, facendo piombare la casa nell’oscurità mentre le luci si fulminano.
Tutti gli eventi sono fonte di un umorismo adorabile che punteggia il libro.
Una deliziosa e perspicace commedia di costume, piena di personaggi antipatici costretti a passare del tempo insieme con la scusa di una festa.
È un fuoco lento, la narrazione si svolge a un ritmo lento, tuttavia c’è molto anche da divertirsi.
Uno stile a tratti poetico, un ritratto delle vite interiori dei personaggi e delle loro relazioni reciproche.
L’azione consiste nel modo in cui ognuno di loro riesce, o fallisce, nell’alterare queste relazioni nel corso del romanzo.
Non rimane che entrare nel cottage sul mare arroccato su una scogliera, mentre cade la neve, per incontrare una tirannica matriarca vedova e la sua famiglia, ognuno con le proprie verità segrete, i propri sogni e le proprie follie.
Un irriverente romanzo a sfondo natalizio che combina atmosfere rétro a spietate battute al vetriolo oltre ad una sfilata di personaggi in cui ogni lettore ritroverà qualcosa di sé e dei propri parenti.