L’Alzheimer raccontato da chi lo ha affrontato nella vita reale

Sono 12.000 le famiglie in provincia di Arezzo che vivono direttamente con questa malattia al loro interno

 AREZZO – Immaginare gli attuali Centri di Aggregazione Sociale, come gli antichi “centri anziani” è il peggior errore di valutazione che possiamo compiere. Questi centri non sono più soltanto un luogo dove giocare a bocce, a briscola, ballare il sabato sera. Non sono più frequentati solo da anziani.  Sono luoghi che costruiscono il senso della comunità, nei quali accedono uomini e donne di ogni età e che oltre al risolvere il problema del tempo libero e della socializzazione si occupano di argomenti di grande valore, quali la cultura da diffondere ad ogni livello.  Il Cas di Tortaia si sta caratterizzando per questa scelta. E così ha improntato una stagione teatrale basata sulla presentazione dei gruppi teatrali esistenti nella nostra provincia, compresi quelli nati per ragioni terapeutiche e che portano sulla scena temi di vita quotidiana anche particolarmente pesanti.

Domenica prossima, 19 gennaio alle ore 17, i ragazzi del progetto Viva e Dopo di Noi, portano in scena “Alzheimer: parola composta da lettere dure”. Regia di Antonella Ganino e la partecipazione di Elisabetta farsetti della Associazione culturale Danza Ads di Camucia

Si tratta di una performance teatrale frutto di un percorso laboratoriale che esplora il profondo e delicato tema dell’Alzheimer in modo sincero e che vuole offrire al pubblico un’esperienza emotiva toccante. un viaggio commovente presentato attraverso il teatro e la danza.

Nella provincia di Arezzo abbiamo 7.248 casi registrati e conclamati di persone over 65 con forme di demenza, decadimento cognitivo e Alzheimer e 135 casi dai 35 ai 64 anni. Oltre a loro, altre 5.000 che registrano segnali inequivocabili di avio verso questa malattia.

Oltre 12.000 persone, e conseguentemente 12.000 famiglie che sono l’8% della popolazione del nostro territorio. È, quindi, importante tentare di costruire una comunità consapevole e sensibile che sia in grado di superare lo stigma che caratterizza la demenza.

Nello spettacolo di domenica prossima al Cas Tortaia, dalla condivisione dei racconti biografici che gli attori in scena hanno vissuto nella loro vita (direttamente o indirettamente) si è sperimentata la fragilità umana con la consapevolezza e l’importanza di voler mantenere viva la connessione e la “compassione” di fronte alle avversità. Ricordi che sfumano o come colori che sbiadiscono lentamente nel tempo le sofferenze che questa malattia composta da lettere dure porta a vivere.

La narrazione non è incentrata sul racconto della malattia ma su chi l’ha affrontata, troppo spesso lasciati ancora soli. Sono storie che puntano all’obiettivo ambizioso di creare bellezza anche nell’affrontare un tema così drammatico e difficile.  

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