Sono circa 100 i gatti attualmente ospitati nella sede del rifugio Cinni e distribuiti su vari recinti o in libertà in un’area di due ettari. Alcuni provengono addirittura da Pianosa e nell’isola dell’arcipelago toscano vivevano selvaticamente.
Rischiavano la soppressione in quanto avevano preso di mira i nidi e le uova di una specie protetta di gabbiano, avviandola verso l’estinzione.
“Piuttosto che giungere a questo epilogo – spiega Flavia Conti del rifugio Cinni – li abbiamo adottati qui, dove hanno perso il loro carattere originario e sono diventati molto più mansueti.
Il numero dei gatti al rifugio aumenta sempre dopo ogni estate a causa degli abbandoni, inoltre il patrimonio felino di cui disponiamo è piuttosto anziano e questo rende le adozioni più difficili perché in genere la richiesta s’indirizza verso il classico gattino”.
“Era da tempo che intendevo fare visita e vedere in presa diretta – ha dichiarato l’assessore Giovanna Carlettini – questa ‘gattopoli’ aretina, una realtà che vive di sensibilità e passione, grazie a persone che dedicano parte della propria vita alla cura degli animali.
È un modo per l’assessorato di conoscere chi lavora in un ambito a cui tiene molto e magari pensare a forme di collaborazione e sostegno come un contributo economico”.
La volontaria Ilde Subbiani è da anni una delle anime del rifugio Cinni: “abbiamo gatti più timidi ed altri più scaltri, alcuni ci possiamo permettere di lasciarli in libertà in tutta l’area a disposizione, altri è meglio farli vivere negli appositi recinti”.
Completano la struttura un piccolo punto di degenza che serve a controllare i gatti che arrivano, tenerli in isolamento, sterilizzarli. E un piccolo ambulatorio utilizzato dal veterinario quando è chiamato a svolgere una visita a uno degli ospiti a quattro zampe.
Uff. Stampa Comune di Arezzo