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L’assistenza alle persone fragili sempre più delegata alla sanità privata

Nessuno se ne può tirare fuori!

Diceva F. Basaglia “ In nessun ospedale dove i malati sono legati credo che nessuna terapia, di nessun tipo possa dare giovamento”.

La contenzione è legata ad un ricovero, occorrerebbe allora chiedersi perché aumentano, le mega- strutture per persone fragili: anziani, malati psichici, disabili etc. che non trovano priorità e troppo spesso sono fuori dall’orizzonte culturale, progettuale delle politiche di welfare.

Perché si delega sempre più alla sanità privata?

Bisogna tornare a discutere di sanità pubblica come bene irrinunciabile che non può essere sottoposta a tagli di ispirazione unicamente economicista, in sistemi sanitari sempre più complessi e lontani, nelle pratiche che informano dai  territori   che queste pratiche ispirano.

Sono questi i luoghi essenziali di salvaguardia dei diritti, di  efficacia e di efficienza non economici ma umani che si debbono tradurre in qualità della vita garantita a tutte e a tutti

Occorre meno burocrazia e apparati e più servizi e operatori e una cultura diffusa dell’accoglienza e dell’integrazione. I dati parlano chiaro: In Italia solo il 2,9% del Bilancio è dedicato alla spesa sanitaria, contro il 7% della Francia e il 9% della Germania.

Anche nella nostra Regione, che è stata all’avanguardia nell’applicazione della legge 180 si è assistito in questi anni a un disinteresse verso una generazione ‘ silenziosa’, verso  una disabilità emarginata e marginale che, al contrario, riteniamo noi una ricchezza per una comunità che si deve misurare anche con le sue aree fragili, rispettarle e salvaguardarle..

Non facendolo, come nel resto nel resto del Paese, si assiste anche qui in Toscana al ripristino di grandi   ‘contenitori’ dove nascondere le persone fragili che molto spesso sono il risultato del fallimento di un intervento.

Il Centro Basaglia, promossa da Bruno Benigni, forte di più di 5.000 firme, aveva presentato in Regione nel 2011 una proposta di legge per realizzare “La residenzialità sociale senza emarginazione”, privilegiando : assistenza domiciliare, alloggi assistiti, case comunità, centri diurni etc. e piccole residenze sanitarie assistite , inserite nel proprio comune.

 La proposta respinta dalla Giunta  Regionale è stata una grande occasione perduta!!!

Un territorio forte, con Case di Comunità con adeguate risorse finanziarie e organizzative, umane e di buone pratiche dei servizi  sembra a tutt’oggi ancora  un miraggio nonostante il PNRR le preveda e ne finanzi la realizzazione come struttura  di prossimità indispensabile per perseguire la salute dei cittadini.

Sullo specifico Salute Mentale. La Regione stanzia solo il 3,4% del proprio Bilancio  con una programmazione che non riesce a relazionarsi, integrarsi con i Comuni che a sua volta non esercitano con efficacia un’ analisi dei bisogni espressi e non riescono a mettersi in sintonia con tutte le risorse democratiche di un territorio compreso il Terzo settore, con il volontariato che spesso è” una ricchezza inascoltata”.

A questa analisi di un rinnovato impegno non può sottrarsi la ASL per gestire al meglio i servizi di prevenzione-cura-riabilitazione per aggredire le aree del disagio e produrre efficacia ed efficienza nelle prestazioni.

Una azione prioritaria deve essere indirizzata ai disturbi in età giovanile, che hanno caratteristiche di emergenza e si manifestano in allarmanti forme in ragazzi molto giovani: dalle dipendenze alla depressione, all’isolamento e ritiro sociale, a forme di bullismo, con aumento dei ricorsi al P.S. e al ricovero in reparto psichiatrico.

 Le buone pratiche dei servizi non possono limitarsi alla presa in carico del problema, intanto con liste di attesa intollerabili ma devono, attraverso l’attività,  con un lavoro di unità funzionali multiprofessionali  che in questi anni si è perso per strada, assumere la complessità dell’intervento, andando ad operare nei luoghi di vita delle persone, dove il bisogno si manifesta e va affrontato. Indirizzo che peraltro viene ribadito dalle leggi del settore e  particolarmente citata nei documenti della Regione Toscana.

Detto ciò, appare evidente che allo stato attuale delle cose, non vi è sinergia tra i vari Enti, ASL e Comuni, che su queste aree problematiche dovrebbero invece concordare programmi e interventi. Anche in questo  traspare una sottovalutazioni profonda dei problemi che incidono in primo luogo sugli utenti e le loro famiglie  che spesso sono lasciate sole a sostenere il peso di una lacerante sofferenza.

Oggi inoltre, con crescente naturalezza nei reparti psichiatrici ospedalieri (e non solo) si fa sempre più ricorso a tecniche di contenzione che sembravano cancellate dalla rivoluzione di Franco Basaglia”” di cui si celebra” molto spesso a parole cui non seguono concretezza di risposte” il centenario della  nascita.

Si sta via via strutturando in maniera silente questo tremendo approccio e piano piano si sta smantellando un sistema   sanitario e sociale integrato e condiviso che ha portato come risultato ad Arezzo non solo il superamento dell’ O.P. ma ha accompagnato per alcuni decenni  le persone fragili ad essere protagoniste del loro destino con azioni concrete di integrazione e solidarietà sociale.

Un esempio concreto di criticità: nella nostra provincia   mancano risorse economiche e professionali.  Ben 9 Psichiatri e due psicologi in meno dell’organico previsto sono la fotografia di una realtà che va aggredita e risolta da subito, senza più interminabili rinvii perché oggi il contesto in cui gli operatori della salute mentale sono chiamati ad agire è questo.

Le Istituzioni tutte portano il carico di questa profonda involuzione che è anche culturale e non incide solo su coloro che soffrono di problemi di salute mentale.

Pensiamo sia’ arrivato il momento che le Comunità, la società civile, così come 50 anni fa, le Associazioni di volontariato “tutte” e il Centro Basaglia ci sarà, si mobilitino a tutela dei diritti non dei suoi malati, ma dei suoi cittadini, con la consapevolezza che vale per tutti, senza lasciare indietro nessuno, la prospettiva di una vita degna di essere vissuta e dove la parola drammatica della contenzione va abolita in tutti i luoghi dove si pratica.

La Toscana nel Piano Sanitario Reg. 2005-07 aveva introdotto questa prospettiva che via via è stata abbandonata. Eppure nel Friuli Venezia Giulia la contenzione è vietata. L’Emilia Romagna ha avviato da anni un reale processo di  dismissione…..e la Toscana sta a guardare!

E ciò vale anche per gli indicatori complessivi di qualità dei servizi di Salute Mentale che collocano la nostra Regione in fondo alla  classifica .

Per concludere “il valore delle diversità” deve essere una cinghia di trasmissione per una seria riflessione collettiva che tenga conto certo delle cose buone fatte che vi sono e dell’impegno di professionisti e operatori ancora motivati e attivi, ma anche e soprattutto dell’involuzione attuale e delle tante criticità che si presentano in ogni ambito e di cui c’è resistenza sia a  riconoscerle che ad affrontarle insieme per il necessario  e non più rinviabile cambiamento tenendo presente come richiama l’O.M.S. che non c’è salute senza salute mentale!                                                                

Associazione Franco Basaglia Arezzo

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