Le sette lune di Maali Almeida di Shehan Karunatilaka

a cura di Roberto Fiorini

Non ci sono molti romanzi che riescono a ricordare al tempo stesso Agatha Christie, Salman Rushdie, Raymond Chandler, John le Carré e Stranger Things.
Ma anche Il tamburo di latta di Grass e Il Maestro e Margherita di Bulgakov.

Le sette lune di Maali Almeida di Shehan Karunatilaka edito da Fazi editore con la traduzione di Sivia Castoldi è un romanzo assolutamente originale che nel suo anticonformismo letterario offre dettagli stravaganti della vita quotidiana in Sri Lanka che vanno ben oltre la politica, la storia, la religione e la mitologia.

Un romanzo che rispetta le convenzioni di tutti i generi che mescola in modo davvero stravagante con un risultato esaltante.
Un commovente racconto di un amore proibito, ma anche l’avvincente indagine su un omicidio misterioso e l’appassionante epopea di un paese in crisi.
Un romanzo esuberante, narrato da una voce unica, intriso di un umorismo irresistibile e impreziosito da uno stile davvero travolgente.

Non un libro facile.
Leggerlo però è una esperienza incredibile poiché il racconto unisce elementi di storia, denuncia, narrativa, tradizione, in uno stile che tiene incollato il lettore alle pagine dall’inizio alla fine, passando dal realismo magico alla cronaca, dal noir al romanzo.
Onirico, avvincente, imprevedibile, brillante, sfacciato e satirico.
Parla di amore, passione, tragedia, umorismo, storia politica e mitologia srilankese.
Con uno stile inconsueto che catapulta il lettore dentro la storia trasformandolo nel protagonista.

Shehan Karunatilaka è un autore cingalese.
Ha studiato in Nuova Zelanda e, prima di tornare a vivere nel suo paese, ha vissuto e lavorato a Londra, Amsterdam e Singapore.
Si è fatto conoscere sulla scena letteraria mondiale nel 2010 con il suo romanzo d’esordio, Chinaman, grazie al quale ha vinto il Commonwealth Book Prize, il Gratiaen Prize e il DSC Prize for South Asian Literature.
Con Le sette lune di Maali Almeida si è aggiudicato il Booker Prize 2022.
Le sue canzoni, sceneggiature e storie sono state pubblicate su Rolling Stone, GQ e National Geographic.

Il romanzo si apre con il giovane Maali, fotografo di guerra, giocatore d’azzardo e gay clandestino, che si è appena svegliato in quello che sembra un ufficio visti celestiali.
È morto, il suo corpo sta affondando nelle acque quiete del lago Beira e lui non ha idea di come ci sia finito.
Siamo nel 1990.
Colombo è “una città puzzolente dove le azioni rimangono impunite e i fantasmi camminano non visti” e lo Sri Lanka un paese in cui l’elenco dei sospetti è tristemente lungo e a regolare i conti sono squadroni della morte, attentatori suicidi e sicari.
Nemmeno nell’aldilà, però, si può stare troppo tranquilli.
Il tempo, per Maali, scorre veloce: ha a disposizione soltanto sette lune – sette notti – per contattare l’uomo e la donna che più ama e condurli alla sua scatola segreta di fotografie, una collezione di immagini altamente compromettenti che potrebbero sconvolgere lo Sri Lanka.
Deve assicurarsi che non vadano perdute.
Disturbato da ostacoli di ogni sorta, cerca di portare a termine la complicata missione e, nel frattempo, si sforza di rimettere ordine nei ricordi per risolvere l’enigma che lo assilla: chi l’ha ucciso?

Si vola tra le pagine sulla scia di un mondo corrotto, dove nemmeno “dall’altra parte” si può stare tranquilli e la linea che separa i morti dai vivi è a un sussurro di distanza.
Un racconto inevitabilmente malinconico, ma mai deprimente: anche nei momenti più tragici Maali sputa fuori la sua ironia e il suo umorismo pungente.
Un protagonista cinico soltanto nell’apparenza, autocritico, che nutre un desiderio di redenzione per tutte le scelte egoistiche compiute in vita.
Un protagonista che dona al lettore l’occasione per molti spunti di riflessione sulla vita.
Molte delle persone che Maali incontra nel suo desolato paesaggio quotidiano sono vittime della violenza afflitte dallo Sri Lanka negli anni ’80, tra cui un docente universitario che è stato ucciso per aver criticato il gruppo separatista militante delle Tigri Tamil.

Il romanzo descrive anche le vittime del gruppo marxista del Partito di Liberazione del Popolo, che allo stesso modo ha intrapreso un’insurrezione contro il governo dello Sri Lanka e ha ucciso molti civili di sinistra e della classe operaia che si sono messi sulla loro strada.
Maali è testimone della brutalità delle insurrezioni in Sri Lanka.
Lavorando per giornali e riviste, la sua ambizione è quella di scattare fotografie “che faranno cadere i governi. Foto che potrebbero fermare le guerre“.
Quelle foto sono conservate sotto un letto nella sua casa di famiglia.
Bloccato negli inferi deve cercare di mettersi in contatto con la sua amica Jaki e suo cugino, convincendoli a recuperare la foto per condividerle in tutta Colombo, la più grande città dello Sri Lanka, al fine di raccontare la natura profondamente violenta del conflitto.
Viene spiegato a Maali che “ad ogni anima sono permesse sette lune per vagare nel mezzo. Per ricordare vite passate. E poi, dimenticare. Vogliono che tu dimentichi. Perché, quando dimentichi, non cambia nulla“.
Maali non vuole che il suo contributo come testimone della guerra sia consegnato all’oblio.
La sua stessa morte gli ha mostrato visceralmente la fragilità della vita, e le foto costituiscono la sua eredità per il suo paese e una difesa contro l’amnesia collettiva.

Gli scenari sono spesso assurdi – i cadaveri litigano tra loro – ma narrati con un umorismo e un pathos che conquistano il lettore.
Sotto le invenzioni letterarie c’è una realtà vera e terrificante: la carneficina delle guerre civili dello Sri Lanka.
Un romanzo che rende giustizia artistica a un periodo terribile della storia di questo paese.

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