Dopo l’evidenza dei dati rilevati da Greenpeace in merito ad una presenza notevole di PFAS nell’acqua potabile , come cittadini, costretti a bere l’acqua per vivere, crediamo sia assolutamente rilevante porre alcune questioni dirimenti.
La prima e la più ovvia è: chi controlla l’acqua che tutti beviamo? Da una prima valutazione, dal momento che Arpat ha il compito di controllare solamente le acque superficiali e che ASL non sembra si sia ancora dotata degli strumenti per farlo, risulta che sia Nuove Acque a controllare l’acqua che lei stessa gestisce.
É chiaro che una situazione del genere non può garantire nessuno. Quindi chiediamo che sia un ente terzo e pubblico (ASL? ARPAT? COMUNE?) a prelevare i campioni sul territorio e a farli analizzare da un laboratorio attrezzato e a pubblicare successivamente i risultati.
Seconda questione. Da tutte le interviste rilasciate in questi giorni, sembra sempre emergere tacitamente che a finire nei nostri rubinetti sia solo l’acqua di Montedoglio.
Tuttavia analizzando i bilanci d’esercizio pubblicati da Nuove Acque emerge che nel 2023, complessivamente l’acqua attinta da Montedoglio ammonti a solo il 55% (poco più del 30% nel 2012), perché il restante proviene da 304 pozzi, 580 sorgenti, e da 7 captazioni superficiali:
Buon Riposo, Astrone, Lago di Chiusi, Padonchia, Gressa, Cerfone e Ponte alla Piera’ e dall’acquedotto del Vivo.
Come cittadini chiediamo a Nuove Acque di spiegare e rendere chiaro a tutti, come viene gestita e in quali condotte immessa l’acqua che beviamo ogni giorno.
Terza questione. Siccome quello che sta succedendo non fa che acuire il dubbio che in realtà nessuno davvero controlli questo ente gestore, tanto che nemmeno dagli amministratori, compreso il sindaco, ci è sembrato di sentire alcuna presa di posizione chiara in merito a questa situazione, chiediamo che venga ammesso un gruppo di cittadini indipendenti, con il compito di verificare e riportare le modalità operative di Nuove Acque.
Ultima questione, la più importante. Noi crediamo che la gestione su modello privatistico di un bene necessario alla vita come l’acqua, sia un’aberrazione etica.
Quindi chiediamo al Comune di Arezzo di avviare, fin da ora, un percorso aperto e partecipato in grado di condurre alla ripubblicizzazione dell’acqua alla scadenza del contratto di affidamento a Nuove Acque inopportunamente prorogato al 2029.
Movimento Municipalista Arezzo