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Manifestazione all’ITIS: abbiamo davvero ascoltato i manifestanti?

di Andrea Giustini

Premessa: questo articolo non sponsorizza tesi “no vax” né appoggia la manifestazione dello scorso 5 aprile all’ITIS Galileo Galilei. Vuole invece mostrare alcuni dei modi in cui è stato negato ascolto ai manifestanti.

Forse ci sarà qualcuno che mi darà del “no vax” per questo articolo, ma non mi interessa, e per due motivi. Il primo, perché facendolo dimostrerebbe proprio quello che vado ad analizzare in questo articolo. Il secondo, perché l’onestà intellettuale per me è più importante del rischio di un attacchetto ad hominem. Anzi: l’onestà intellettuale incenerisce gli attacchi ad hominem. E questo articolo è un fulmine d’onestà intellettuale. 

Le parole del preside Alessandro Artini, intervistato da ArezzoTv, sui professori non vaccinati hanno dato il via ad una serie di azioni, dichiarazioni e reazioni inaspettate. Prima la manifestazione di Fronte del Dissenso, all’ITIS. Poi la storia del prof. Spatola, condivisa direttamente con ArezzoWeb Informa. Fino alle prese di posizione politiche, di cui quella di Italia Viva è solo l’ultima. Lo stesso preside si è nuovamente concesso ai microfoni di ArezzoTv, ed ha chiarito che le sue opinioni, contestate dai manifestanti, non toccavano posizioni “vax o no vax”. Tuttavia hanno generato una diatriba locale proprio fra quei due schieramenti, o per lo meno li hanno evocati. E i toni, le omissioni, e pure alcune narrazioni fatte in seguito, denotano che qualcosa continua a non funzionare nel tessuto sociale. 

Come è iniziato tutto? Quali erano le parole del preside Artini che hanno portato alla manifestazione di Fronte del Dissenso? Eccole:

<< Siamo in un paese che fino ad oggi è ad altissimo tasso di evasione fiscale. Gli abusi edilizi sono stati in gran parte condonati, e in questo momento cosa stiamo facendo? Nuovamente premiando una parte della popolazione che fino ad oggi ha rifiutato di ottemperare alla legge. […] Quello che accade all’interno delle scuole è semmai relativo al rientro dei docenti No Vax. Io sinceramente ritengo questo aspetto molto negativo, probabilmente sottovalutato anche dallo stesso governo e in un ambiente scolastico ed educativo come sono le scuole questo praticamente significa giustificare o addirittura premiare quelli che fino ad oggi hanno rifiutato di rispettare la legge stessa. Perché queste persone hanno la possibilità di rientrare a scuola in un contesto di attività difficilmente definibile, tant’è che alcuni miei colleghi dicono espressamente che molte queste persone rientreranno senza fare niente, e questo rappresenta una forma di premialità difficilmente accettabile dallo stesso personale delle scuole. La questione è diseducativa sia in riferimento ai ragazzi, che vedono tornare in classe questi insegnanti che non erano in regola con l’obbligo vaccinale, ma anche rispetto al restante personale. Tutti coloro che sono sottostati all’obbligo vaccinale perché l’hanno fatto se non in ossequio a uno spirito civico diffuso? Certo che diventa molto difficile insegnare educazione civica nelle scuole >>.

Riportarle è necessario per due motivi: il primo, che fra una reazione e una dichiarazione, sembrano essere state dimenticate dalla stragrande maggioranza degli attori di questa storia. Questo, come vedremo, è alla base di alcune scorrettezze, segno di una deliberata negazione di ascolto e comprensione ai manifestanti, etichettati spregiativamente “no vax”. Il secondo è che la fonte originale delle parole, la video-intervista su ArezzoTv, non è più disponibile sul sito della testata. Dopo poco che era stata pubblicata, e prima ancora che avesse luogo la manifestazione, è stata tolta.

Come si legge dalla lunga citazione, il professor Artini ha effettivamente paragonato i professori non vaccinati a evasori fiscali e abusivi: sia nel senso di persone che non ottemperano alla legge, sia nel senso di persone che, nonostante ciò, la spuntano e vengono premiate dallo Stato. Ha inoltre chiaramente detto che il loro rientro a scuola è un aspetto molto negativo e diseducativo. Il suo paragone, va detto, è probabilmente più sul piano morale che giuridico, quindi forse non è del tutto corretto dire che abbia “criminalizzato” i professori, come è stato poi detto da alcuni manifestanti. Tuttavia il paragone c’è e non è certo fatto in positivo. Oltre a denigrare una categoria di individui può dare l’impressione che la si voglia discriminare.

I primi a non aver concesso ascolto a chi si è sentito offeso da quelle parole sono i giornalisti di alcune testate locali. Alcuni, nel divulgare le ragioni della mobilitazione di Fronte del Dissenso, hanno evitato di riportare le parole del preside, e le hanno invece fatte passare come “il punto di vista” dei manifestanti. E’ stato ad esempio scritto che Artini:

<< secondo i manifestanti avrebbe paragonato i no vax agli evasori fiscali o a chi commette abusi edilizi >>.

Dire che “secondo i manifestanti” qualcosa è successo, servendosi tra l’altro del condizionale, equivale a suggerire al lettore che quel qualcosa possa non essersi verificato. Che non sia un fatto, oggettivo, ma un’impressione soggettiva, un’opinione. Più probabilmente, dato che a sostenerlo sono persone etichettate come “no vax”, un’invenzione o una farneticazione, come se i manifestanti nemmeno avessero capito bene cosa il preside aveva detto. 

Gianluca Cirignoni

Ma la mancanza di ascolto è evidente anche solo per l’utilizzo della categoria “no vax”, nei titoli e nei testi degli articoli, che risulta fuori luogo se non fuorviante. In Fronte del Dissenso, in Ancora Italia e fra gli altri partecipanti, c’erano sicuramente molti contrari al vaccino, ma non erano all’ITIS a protestare per la campagna vaccinale. Definirli “no vax” sposta quindi l’attenzione su una loro eventuale caratteristica che in tale contesto è secondaria, ad alto contenuto emotivo per certi lettori. Sembra quasi che la cosa sia più importante sia sempre illuminare da che parte ideologica stanno o potrebbero stare gli interessati, sul piano vaccini-no vaccini: perché questo qualifica subito loro come un certo tipo di individui, e le loro tesi, rivendicazioni o quant’altro, come giuste o sbagliate. Infatti sui social, gli articoli con l’espressione “no-vax” hanno suscitato reazioni molto negative, tali, in alcuni casi, da compromettere la comprensione di quale effettivamente fosse la notizia. Molti non hanno afferrato che queste persone si erano ritrovante per via delle parole del preside. Hanno pensato invece che si lamentassero del green pass, del vaccino, o che ce l’avessero con dittatura sanitaria e teorie del complotto. 

Ed è sorprendente vedere come, sempre sui social, anche l’esperienza del professor Spatola sia rimasta per lo più inascoltata da chi è ideologicamente “pro vax”. Sotto l’articolo pubblicato nella pagina facebook di ArezzoWeb Informa, qualcuno, presentatosi come “docente”, si è affrettato a commentare:

<< Le parole si possono contestare – riferendosi a quelle del preside Artini -, figuriamoci, ma negare che il vaccino abbia evitato l’esplodere delle terapie intensive è allucinante >>.

Nel caso meno grave (ma comunque grave), questa persona, senza leggere l’articolo, ha dato per scontato che Spatola negasse gli effetti positivi dei vaccini. Questo mostra bene che per alcuni, quando vi è la parvenza di avere a che fare con “no vax”, tutta una serie di false credenze, pregiudizi e stereotipi negativi prendono il sopravvento. Nel caso peggiore invece, questa persona ha cercato non solo di sviare l’attenzione di altri lettori su questioni che non c’entravano nulla, ma anche di screditare il professore. Combattere le tesi “no vax” e i “no vax” era per lui più importante che conoscere e far conoscere il disagio di una persona, appartenente alla sua medesima categoria professionale. In ogni caso, un simile commento finisce per costituire una sorta di disinformazione, perché può spingere un altro lettore che lo vede, specie se con già poca simpatia per chi ha scelto di non vaccinarsi, a farsi idee sbagliate sul contenuto dell’intervista, dunque a non aprire nemmeno l’articolo, convincendosi che tratti le tesi strampalate di qualche esagitato. Così, quella che poteva essere una buona occasione per riconoscere una persona nell’altro, viene spazzata via.

Il segno più tangibile della mancanza di ascolto a chi ha manifestato sono però le prese di posizione politiche da parte del Comitato Azione e Italia Viva.

<< Il comitato aretino di AZIONE esprime piena solidarietà agli studenti, ai docenti e al personale dell’ITIS Galileo Galilei di Arezzo per i fatti accaduti la mattina di martedì 5 aprile. Durante gli orari delle lezioni mattutine, gli studenti sono stati disturbati dalle urla e dai cori di un gruppo di persone No Vax che si sono presentate all’entrata dell’istituto muniti di cartelloni riferiti alla presunta dittatura sanitaria e al negazionismo dell’epidemia covid19. Gli schiamazzi hanno provocato l’impossibilità per gli studenti di seguire le lezioni e i ragazzi stessi hanno protestato contro questi rumori affiggendo alle finestre cartelli con su scritto “lasciateci studiare” >>.

In pratica il Comitato Azione riduce un centinaio di persone a “rumore” che disturbava le lezioni. Nessun accenno a cosa sia stato detto durante oltre due ore di manifestazione. Nessun tentativo quindi di capire, o anche solo di ascoltare quelle persone o i motivi che li mobilitavano. Invece, vengono dette falsità riguardo i loro cartelli. Azione e Italia Viva infatti, probabilmente senza nemmeno averli visti, scrivono che i cartelli dei manifestanti erano riferiti alla “dittatura sanitaria” e al “negazionismo della pandemia”, facendo qualcosa di molto simile alla persona sotto l’articolo sul prof. Spatola. Invece i cartelli si riferivano proprio al preside dell’ITIS e a sue parole specifiche: 

Non c’è traccia di cartelli che neghino la pandemia o che protestino per “la dittatura sanitaria”. Un’altra “narrazione”, stavolta imbastita a un livello ben superiore di quello di un commento facebook, che finisce per portare fuori strada un eventuale lettore, e screditare manifestazione e manifestanti. Basta infatti dipingerli come persone che negano l’esistenza del virus per togliergli credibilità agli occhi dei cittadini. Per farli percepire non come persone, allo stesso livello dei cittadini vaccinati, ma come poveretti.

Anche sull’uso della parola “solidarietà”, fatto da questi due gruppi politici e non solo, c’è da spendere due parole. In genere si esprime solidarietà in segno di vicinanza a chi ha subito qualcosa di grave. Ora, senza nulla togliere al preside Artini, che merita sicuramente rispetto, non si capisce però per che cosa gli venga espressa “solidarietà”. Forse perché è stata organizzata una manifestazione sotto la sua scuola? Perché alcune persone lo hanno contestato o criticato? Proviamo per assurdo a metterla anche come fanno Azione e Italia Viva: la solidarietà al preside è perché ci sono stati “schiamazzi e rumori”? Perché gli interventi o i megafoni disturbavano alcune lezioni? Alla fine, anche l’uso di quella parola, “solidarietà”, risulta una narrazione. Perché dà erroneamente a intendere che il preside sia una vittima che ha subito qualcosa dai “no vax”, quando non è così. Inoltre funge da tappetino sotto cui nascondere le dichiarazioni originali di Artini: né Italia VivaAzione, accennando ai motivi della manifestazione, le hanno riportate. Hanno lasciato intendere che il preside abbia solo definito “paradossale” e “diseducativa” la decisione del Governo.

La vicenda dell’ITIS si è come trasformata in una riproduzione in miniatura della situazione sociale nel nostro Paese. Non c’è dialogo fra persone che la pensano diversamente. Ancor prima, sembra proprio mancare la voglia di capire, che significa in primis essere disposti ad ascoltare ciò che dice l’altro. Si nota invece, in questo caso, spiace doverlo dire, soprattutto da parte di chi si è vaccinato, la tendenza a nemicizzare, deumanizzare e denigrare. Un odio strisciante, che ormai possiamo ben definire ideologico, blocca a monte qualsiasi possibilità di riconoscimento nell’altro della stessa umanità. A volte impedisce pure di afferrare quel che è successo: cosa è stato detto, fatto, e soprattutto perché.

Per aprire alla possibilità di ascolto e dialogo, alla fine ci voleva poco. Bastava anche solo ammettere con onestà intellettuale che il paragone fatto da Artini con evasori fiscali e abusivi, nonché il discorso sulla presunta “premialità”, era probabilmente fuori luogo. Non era difficile capire che molte persone ne sarebbero rimaste offese. Non a caso la stessa ArezzoTv, nel commentare l’intervista originale al preside, diceva: << il preside Alessandro Artini ci va giù duro >>.

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