Martedì 14 marzo alle 18 a palazzo Fossombroni in piazza San Domenico si terrà un incontro aperto alla cittadinanza dedicato alla medicina di genere. L’evento è promosso dal centro antiviolenza Pronto Donna con il patrocinio dell’assessorato alle pari opportunità del Comune di Arezzo, vedrà la partecipazione di vari relatori e sarà moderato dalla giornalista Enrica Cherici.
L’assessore Giovanna Carlettini accoglie con favore l’iniziativa “destinata a diffondere un messaggio positivo. Sottolineo l’importanza di sostenere un dibattito che accenda l’attenzione su tematiche così rilevanti”.
La medicina di genere, lo studio dell’influenza delle differenze biologiche e di quelle socio-economiche e culturali sullo stato di salute e di malattia di ciascuna persona, in Italia è una disciplina ancora nuova e inesplorata. Rimane molto da fare per introdurla concretamente nella pratica clinica, nella prevenzione e nella ricerca. Un crescente numero di dati epidemiologici, clinici e sperimentali indica l’esistenza di differenze rilevanti nell’insorgenza, nella progressione e nelle manifestazioni cliniche delle malattie comuni a uomini e donne, nella risposta e negli eventi avversi associati ai trattamenti terapeutici, nonché negli stili di vita e nella risposta ai nutrienti.
Anche l’accesso alle cure presenta rilevanti diseguaglianze legate al genere, come evidenzia Loretta Gianni presidente del centro antiviolenza Pronto Donna: “l’accesso alle cure è realmente alla portata di tutti e di tutte? Nell’esperienza maturata al centro ho potuto constatare che per quanto riguarda il diritto alla salute esiste una discriminazione di genere supportata anche da dati statistici”. All’evento interverrà Chiara Segrè, responsabile della supervisione scientifica della Fondazione Umberto Veronesi, che sottolinea come “la prevenzione sia davvero uno strumento fondamentale e alla portata di tutte per una vita più lunga e in salute, sia nostra che dei nostri cari. Si può e si deve mettere in atto da subito, ogni giorno, attraverso scelte e stili di vita. Ridurre le probabilità di sviluppare patologie importanti, come per esempio i tumori femminili o diagnosticarli in fase iniziale è, infatti, il modo migliore per massimizzare le probabilità di guarigione, con cure più efficaci e meno pesanti”.
In relazione alla diagnosi precoce purtroppo la pandemia, a livello globale, ha causato una riduzione di quasi la metà degli screening oncologici. Un calo impressionante, come sottolinea Marco Scrocca, direttore sanitario Isa Sanità: “i dati ministeriali relativi alla neoplasia mammaria raccontano un incremento delle diagnosi di tumore al seno nell’anno 2022. Tali dati vanno messi in relazione al fatto che durante la pandemia da Sars-covid-19, c’è stato un forte rallentamento dello screening e degli accessi ai centri diagnosti. Questo è quello che è stato riscontrato anche nel territorio aretino, tanto che nel 2022 si registrano più di 350 casi di tumore al seno, dato destinato a salire nei prossimi due decenni. Destinata a salire, però, è anche la percentuale di sopravvivenza e il merito va senza dubbio alla prevenzione e allo sviluppo di terapie innovative”.