di Stefano Pezzola
“Ho il diritto di usare questa terapia peraltro suffragata dal parere positivo del comitato etico. Non intendo far cadere nel vuoto quanto accaduto” così ha dichiarato il dr. Giovanni Belcari del Pronto Soccorso di Portoferraio.
“Ho ricevuto pressioni fortissime che non intendo far cadere nel vuoto anche perché avevo tutto il diritto di usare il plasma iperimmune come terapia” ha ribadito il medico, giusto per rendere piu’ chiaro ed esplicito il concetto.
“Io sono l’ultimo faro del mio paziente e ho il dovere di intervenire in determinate situazioni – ha aggiunto – ho utilizzato questa terapia su un paziente affetto da leucemia linfatica cronica“.
Di plasma iperimmune – come raccontato dal virologo Daniele Focosi – ne resta pochissimo e verrebbe raccomandato soltanto per usi compassionevoli e solamente dopo il parere di un comitato etico.
“Il plasma iperimmune – ha concluso il dr. Belcari – è l’unica cura efficace in questi casi. Trovo inaccettabile mettere i bastoni tra le ruote a un medico che lo prescrive e lo applica dopo essere stato suffragato dal comitato etico“.
Ma chi avrebbe messo i bastoni tra le ruote al medico elbano?
Spartaco Sani, primario di malattie infettive a Livorno, avrebbe inviato una dura email ai colleghi, affinché “la cosa non si ripeta“.
Il primario avrebbe ritenuto “inaccettabile che si faccia una terapia di questo tipo. Chiedo che vengano chiarite le dinamiche, la responsabilità e che la cosa non si ripeta“.
Adesso l’Asl Nord Ovest ha avviato un approfondimento sia scientifico, perché la letteratura non è concorde, sia per capire se del plasma si possa fare un uso compassionevole.
Anche se in Toscana, nel 2020, era già stato fatto.
Preme ricordare che dopo tre infusioni il paziente è stato subito meglio e dopo una settimana è di nuovo al lavoro sopra il su trattore.
Fonte:
https://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/cronaca/22_maggio_12/portoferraio-medico-usa-plasma-iperimmune-curare-covid-l-attacco-colleghi-a4a9a7ca-d1ed-11ec-9502-7c8eb8954bda.shtml