Il 7 gennaio 2025, Mark Zuckerberg, CEO di Meta, ha annunciato una significativa inversione di rotta nelle politiche di moderazione dei contenuti su Facebook e Instagram. In un video messaggio rivolto agli utenti, Zuckerberg ha sottolineato l’intenzione di “ripristinare la libertà di espressione” sulle sue piattaforme, riconoscendo implicitamente che le politiche adottate negli ultimi anni avevano limitato il dibattito pubblico e censurato numerose voci dissidenti praticamente limitando la libertà di espressione di oltre 3,6 miliardi di utenti.
Nel suo intervento, Zuckerberg ha dichiarato: “È arrivato il momento di riportare l’apertura e la diversità di pensiero sulle nostre piattaforme. Negli anni passati, alcune decisioni hanno minato la fiducia degli utenti. Oggi vogliamo rimediare.” Ha inoltre ammesso che l’utilizzo di fact-checkers esterni, introdotti per contrastare la disinformazione, ha spesso portato a bias politici e alla percezione di una gestione parziale delle informazioni.
Una delle principali novità riguarda la rimozione dei fact-checkers indipendenti, tra cui organizzazioni italiane come Pagella Politica e Open, che negli anni hanno contribuito a verificare la veridicità delle informazioni su temi controversi. Zuckerberg ha spiegato che questi verranno sostituiti da un sistema di “Community Notes”, simile a quello adottato da X (precedentemente Twitter). “Il nuovo sistema sarà più trasparente e coinvolgerà direttamente la comunità per verificare i contenuti, riducendo la possibilità di pregiudizi di natura politica” ha dichiarato.
Nonostante l’obiettivo dichiarato di maggiore imparzialità, le decisioni prese in passato dai fact-checkers sono state spesso criticate per aver oscurato contenuti su argomenti come il Covid-19, i vaccini, l’immigrazione e le questioni di genere. Molti giornalisti e organi di informazione si sono lamentati di essere stati penalizzati, con blocchi e limitazioni che hanno compromesso il diritto all’informazione.
La riorganizzazione delle politiche di moderazione prevede anche la semplificazione delle regole sui contenuti e lo spostamento dei team di moderazione dagli uffici in California al Texas. Secondo Zuckerberg, questa mossa punta a ridurre i pregiudizi politici percepiti, soprattutto dopo le critiche rivolte a Meta per un presunto allineamento con l’amministrazione Biden durante la pandemia.
Questa decisione si inserisce in un contesto politico delicato: la nomina di Joel Kaplan, figura vicina al Partito Repubblicano, a capo degli affari globali di Meta, al posto di Nick Clegg, evidenzia una svolta nell’approccio aziendale. Non sorprende che gli annunci coincidano con l’insediamento della nuova amministrazione Trump, alimentando speculazioni sulla neutralità politica di Meta.
Zuckerberg ha anche rivelato di aver ricevuto pressioni in passato: “Durante la pandemia, abbiamo subito richieste esplicite da parte dell’amministrazione Biden per censurare contenuti sul Covid-19. Oggi vogliamo garantire che tali influenze non limitino più la libertà di espressione.” Questa dichiarazione, riportata da diverse fonti, come il Fatto Quotidiano, getta luce sulle dinamiche di potere dietro le scelte di moderazione.
Sebbene alcuni utenti vedano in queste mosse un ritorno alla libertà di espressione, molti critici considerano queste decisioni un tentativo opportunistico di allinearsi al nuovo clima politico. La storia di Meta in materia di moderazione dei contenuti, infatti, è segnata da accuse di censura e di favoritismi politici.
Il sistema “Community Notes”, pur rappresentando una novità, potrebbe non essere immune da manipolazioni, soprattutto considerando la mancanza di dettagli su come verranno gestiti i processi di verifica e moderazione.
Le dichiarazioni di Zuckerberg segnano una svolta importante per Facebook e Instagram, ma sollevano anche interrogativi sulla reale indipendenza delle scelte aziendali e sull’effettivo impegno verso una maggiore trasparenza e pluralismo. La promessa di riportare l’apertura e la diversità di pensiero è certamente apprezzabile, ma le implicazioni pratiche di questi cambiamenti restano incerte.