
“Passano gli anni ma la situazione non migliora. Anzi. Da tempo sto portando avanti una battaglia per la riqualificazione degli immobili in stato di abbandono di proprietà del comune di Arezzo ma l’amministrazione fa orecchie da mercante. Si tratta di una situazione stigmatizzata anche dai media, che non distingue tra centro storico e frazioni e che si aggiunge peraltro allo stato d’incuria di alcune proprietà private che sono oramai entrate nel triste immaginario collettivo di una città dove regna l’incuria: dalla ex Lebole ad altre sedi di scomparse realtà imprenditoriali. Tutti ambienti esteticamente impresentabili, buoni solo per bivacchi notturni o tetti di fortuna, forieri d’insicurezza, contaminazioni ambientali, danni paesaggistici. E non è che un’amministrazione pubblica debba restare inerte dinanzi a tali scempi: lo ha sancito una sentenza del Consiglio di Stato.
Di fronte a una mia precedente interrogazione, ho dovuto tristemente prendere atto che la Giunta è ancora allo stato intenzionale, oltre che in stadio confusionale, sui 16 immobili di sua proprietà, un patrimonio dunque cospicuo e potenzialmente generatore di ricchezza. E che tutto sia rimasto a livello molto teorico ne abbiamo conferma, perché dopo due anni dalla risposta ricevuta l’ex Banca d’Italia come l’ex consorzio agrario, il chiosco di Campo di Marte come il parco di Lignano, il campo sportivo di Policiano come l’ex casa del fascio a San Giuliano, l’ex scuola materna di Battifolle come l’ex casa colonica di via dell’Acropoli, i box invenduti del parcheggio Baldaccio come i fondi di via Concino Concini, insieme a molti altri esempi, stanno ancora lì, in una condizione di ‘scheletri edilizi’ o di ‘cantieri perenni’.
Chiedo dunque di affrontare con decisione certamente il problema dell’incuria degli immobili pubblici ma anche di pensare a nuove soluzioni per quelli privati comunque lasciati a se stessi tramite assemblee pubbliche da una parte da cui nascano nuove idee per il loro recupero e ordinanze del sindaco dall’altra affinché siano contenuti o eliminati, con qualsiasi mezzo legislativo a disposizione, i pericoli per la pubblica incolumità, la salute e l’igiene pubblica”.

