Negli ultimi mesi abbiamo assistito all’aumento esponenziale di articoli comparsi nei quotidiani locali in cui vengono riportati casi di violenza che si sono verificati nei dintorni dei Giardini Porcinai di Arezzo.
La situazione viene descritta attraverso il ben consolidato e ormai onnipresente lessico di guerra, al quale la stampa locale sembra affezionata in modo incontenibile. L’unica soluzione proposta dall’amministrazione è un progetto urbanistico di riqualificazione, preceduto dallo schieramento di guardie private.
Pochissima attenzione, però, è stata dedicata alla morte del ragazzo di venti anni, Khalid, nelle panchine dei Giardini, liquidata con qualche striminzito articolo di cronaca, così come alle storie che sono dietro le risse e le violenze sbattute nelle prime pagine e che riguardano anche altri luoghi.
Anche di fronte alla morte di una persona, la stampa locale, così come i vari politici che si sono interessati all’accaduto, hanno preferito richiamare l’attenzione dei lettori sulle conseguenze che questi avvenimenti hanno sulla percezione dei cittadini e dei turisti, quindi sul commercio locale, ovvero sugli affari e i profitti.
La proposta del nuovo progetto urbanistico ricalca la strategia sociale e politica adottata anche in altre zone di Arezzo ed in altre città dai vari schieramenti politici negli ultimi decenni, perseguendo quel sogno perbenista e classista di un contesto urbano omogeneo, ripulito, “smart”.
Di fronte alle necessità delle fasce più povere della popolazione ed alla loro imposta condizione di irregolarità ed emarginazione, l’amministrazione non solo volta le spalle, ma sembra convinta (e vuole convincere) che l’unico modo per affrontare questi problemi sia appunto la cosiddetta riqualificazione.
In altre parole, si vuol creare l’ennesimo salotto a cielo aperto (ripulito da coloro che, anche soltanto con la loro perturbante “indecorosa” presenza, lo hanno “squalificato”), un salotto “non luogo” quindi, però ben illuminato, con meno verde possibile e, naturalmente, videosorvegliato.
Un “non luogo” che consenta a turisti e cittadini, benestanti ma impauriti, anche dalle cronache giornalistiche, di recarsi a passeggiare tranquillamente davanti alle ammiccanti vetrine del centro storico, senza correre il rischio (non sia mai!) di posare lo sguardo su chi non è gradito.
Non vogliamo negare che nei dintorni dei Giardini Porcinai si siano verificati degli episodi violenti, ma non possiamo accettare l’ipocrisia del progetto e dei suoi sostenitori. Non possiamo accettare la mancanza di un’analisi che non sfoci nel semplice allontanamento o, peggio ancora, nel travisamento dei problemi.
Pensiamo che, rispetto ad altri progetti promossi dagli amministratori locali nel corso dell’ultimo anno, i cui reali scopi sono stati smascherati da vari comitati popolari, il progetto di riqualificazione dei Giardini Porcinai si contraddistingua per la chiarezza delle motivazioni di partenza: riqualificare per allontanare, (ri)edificare per sanificare, illuminare e videoregistrare per identificare.
Il tutto, ora, sotto la spinta e l’egida del piano finanziario europeo di “investimento” e indebitamento, il PNRR.
Di fronte a questo piano, il cui scopo è chiaro e inequivocabile, noi ci domandiamo:
Fino a dove è possibile respingere ciò che a voi non piace? A quale distanza, quello che a voi non è gradito, diventa sopportabile? Fino a quando è possibile ignorare che il problema è questo tipo di società in cui viviamo (e che continuiamo ad alimentare)?
Siamo un gruppo di persone che hanno a cuore i Giardini Porcinai come tutti i luoghi in cui è ancora consentito intrattenere delle relazioni senza che queste siano necessariamente dovute allo shopping.
Siamo dunque contrari ad uno spazio accessibile solo al cittadino “per bene” perché potenziale cliente.
Siamo contrari alla politica delle “soluzioni semplici” perché in esse osserviamo l’indifferenza al benessere comune, a vantaggio esclusivo degli affari, dell’interesse economico e della presunta sicurezza.
Siamo, quindi, contrari all’inganno perpetrato da governanti e amministratori, i quali, a prescindere dallo schieramento di appartenenza, strumentalizzano le vulnerabilità e la rabbia (crescenti, inevitabilmente, in queste condizioni politico-economiche) e paiono solo anelare, come normalmente accade, ai soldi che possono passare dalle loro mani ed al potere che ne deriva.
Per tutte queste ragioni ci opponiamo al dispiegamento di guardie private nei Giardini Porcinai ed al progetto di riqualificazione annunciato, così come agli altri progetti di riqualificazione che dovrebbero interessare, sulla base di analoghe motivazioni, altre zone di Arezzo.
Per questo intendiamo mobilitarci, tenendo conto delle reazioni già suscitate dagli altri progetti e dei comitati popolari esistenti.
Per contatti: collettivomillepiani@anche.no
Collettivo MillePiani Arezzo