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Non è d’accordo sulla cura per una parente allora strattona e minaccia l’infermiera

Claudio Cullurà

Ennesimo episodio di violenza ai danni un’operatrice sanitaria nel Valdarno. Tutto è nato, secondo quanto denuncia il sindacato NurSind, a causa di una divergenza di vedute tra l’infermiera e il parente di un’assistita: quest’ultimo ha richiesto con insistenza uno specifico trattamento, peraltro in assenza della necessaria prescrizione medica, e quando l’infermiera ha provato a suggerire soluzioni alternative l’uomo ha preso la sanitaria per il bavero strattonandola, urlandole in viso e minacciandola.

Il fatto si è verificato nei corridoi di una Casa della salute del Valdarno davanti ad altri utenti e operatori, che hanno subito reagito per sostenere l’infermiera ed evitare che la situazione degenerasse. Il sindacato è stato allertato e sono state avvisate le autorità di polizia, l’operatrice ha provveduto alla segnalazione del fatto sul portale del rischio clinico e sta valutando di sporgere formale denuncia. Il giorno seguente la paziente, che presentava necessità assistenziali, è stata visitata a casa da un équipe composta da infermiere, medico di famiglia e coordinatore infermieristico del Distretto.

“Garantire la sicurezza degli infermieri di famiglia e di comunità è fondamentale – spiega Alessandro Chimenti, dirigente NurSind di Arezzo -. Si tratta di colleghi che devono entrare nelle case degli assistiti anche quotidianamente e per i quali il rischio di una seconda aggressione è tutt’altro che remoto. Per questo motivo, posto che l’aggressione agli operatori sanitari è reato e l’auto-protezione un fattore imprescindibile della professione, occorre un adeguamento normativo che consenta un’eventuale sospensione temporanea degli accessi domiciliari in caso di mancanza dei basilari requisiti di sicurezza, un inasprimento delle sanzioni ai danni degli aggressori, o in casi estremi la possibilità di allinearsi a quanto già previsto per i medici di medicina generale, ovvero la ricusazione dei pazienti. Crediamo infine che un altro aspetto da curare debba essere quello della formazione all’auto-protezione e all’evasione dalle aggressioni, che potrebbe essere svolta con la collaborazione delle Forze dell’ordine”.

“Questo episodio di violenza nei confronti degli operatori sanitari – conclude il segretario di Arezzo del NurSind Claudio Cullurà – non è il primo e purtroppo non sarà l’ultimo. Abbiamo sicuramente bisogno di norme di sicurezza ad hoc per infermieri di famiglia e di comunità, ma crediamo sia necessario tutelare i colleghi in ogni modo possibile: come sindacato NurSind siamo impegnati da tempo nel contrasto al fenomeno e personalmente ho sostenuto e accompagnato colleghi vittime di episodi di violenza a sporgere querela. Denunce che, recentemente, hanno portato al rinvio a giudizio di alcuni presunti responsabili”.

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