La nota del consigliere comunale Michele Menchetti:
“Il silenzio si è evoluto. La questione posta dal sottoscritto sul degrado di palazzo Carbonati, insieme a quello di altri 15 immobili di proprietà comunale abbandonati a loro stessi, è diventata un tentativo maldestro di chiarimento.
Per prima cosa trovo di cattivo gusto che la risposta non provenga né dal sindaco né da un assessore. Eppure, a leggere il comunicato dell’amministrazione comunale che cita un avviso pubblico d’asta per palazzo Carbonati, noto un virgolettato molto polemico nei miei confronti. Paradossale che in una nota di servizio e istituzionale ci sia una chiosa di questo genere, contenente una vera e propria provocazione politica. Nel rispetto degli aretini e del sottoscritto, credo di avere diritto a conoscere l’identità di colui che parla per conto del Comune di Arezzo senza firmarsi con nome e cognome.
Ma andiamo avanti. La mia interrogazione su palazzo Carbonati è del 13 luglio e con il comunicato di mister X del 18 luglio mi s’invita a prendere maggiore confidenza con gli uffici comunali e magari, la prossima volta, a fare una telefonata, rivendicando che l’avviso pubblico era già pronto mentre io avrei perso tempo a richiederlo con un’interrogazione.
Ma la questione non attiene al calendario, all’incrocio di date tra un atto che è nelle mie prerogative e un provvedimento amministrativo in essere. Anche perché all’amministrazione comunale non conviene addurre questo argomento: sarebbe in difetto visto che una mia precedente interrogazione su palazzo Carbonati e gli altri 15 famigerati immobili è stata presentata il 25 maggio in Consiglio Comunale. Sto aspettando ancora una risposta, tanto per chiarire chi è distratto e chi meno.
Ma il bello è che ho posto la questione di un’asta pubblica come corollario di una presa d’atto: bandire un avviso resta un aspetto, ma non quello dirimente del contenuto della mia interrogazione, la quale è incentrata sull’esistenza in pieno centro di un palazzo degradato e pericoloso e rispetto al quale la stessa amministrazione, in dieci anni, poteva mettere mano. Almeno al tetto. Dieci anni, sottolineo. E sarei io quello svagato?
Se la copertura fosse stata riparata, anziché pagare l’affitto delle impalcature, oggi avremmo un edificio di maggior valore, perfino più appetibile per eventuali acquirenti. Quelli che cercate di reperire con la ‘centocinquantesima’ asta pubblica visto che le precedenti sono andate deserte. La faccia lei, mister X, qualche telefonata preventiva in giro, magari le potrebbero far notare che un bando nel pieno del periodo delle ferie con scadenza il 18 agosto, invece che nei mesi autunnali, non è esattamente un colpo di genio”.