Public Health Scotland: a proposito della sindrome da autoimmunodeficienza

di Stefano Pezzola
Mentre qualche simpatico umorista televisivo afferma nei talk show serali che gli italiani stanno riacquisendo i diritti compressi durante la pandemia, ricordando che si potrà tornare a mangiare i pop corn al cinema, credo opportuno oggi porre la nostra attenzione sull’analisi dei dati settimanali pubblicati dal Public Health Scotland, l’Ente di Salute Pubblica Scozzese.
Da sempre non si tratta di numeri assoluti dei ricoverati e dei morti bensì del tasso standardizzato per età e rispecchiano la percentuale dei ricoverati e dei morti ogni 100.000 abitanti non vaccinati, vaccinati con una dose, vaccinati con due dosi e vaccinati con tre dosi.
Già qualche mese fa nel Report veniva scritto nero su bianco che “le persone con la terza dose anti Covid hanno comunque probabilità di ammalarsi seriamente e di morire. E per quanto tempo dura comunque la protezione parziale offerta dalla terza dose? Diventerà anch’essa una protezione negativa? Non lo sa nessuno. Si sa bene, invece, che fino a qualche mese fa due dosi di vaccino sembravano risolutive. Ora si scopre che, se non si fa anche la terza, è meglio non averle fatte”.
Parole che evidentemente configgono con le rassicurazioni sulla sicurezza ed efficacia dei vaccini Covid-19 che sempre contenute nel Report settimanale pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità, all’interno del quale tra l’altro i dati – come ormai evidente a molti – non risultano veritieri e congrui.
A fine gennaio la stampa scozzese ha evidenziato che i report settimanali pubblicati dall’Ente di Salute Pubblica mostravano che le persone completamente vaccinate avevano fino a quattro volte più probabilità di morire di Covid-19 rispetto alle persone non vaccinate.
La settimana successiva nel report molto accurato, chiaro e di facile lettura è stata aggiunta una intera sezione sulla presunta efficacia dei vaccini nonché una nota evidenziata in grassetto roso (vedi sotto) nella quale si afferma che i dati non dovrebbero però essere utilizzati per misurare l’efficacia dei vaccini, quasi un paradosso.
Ciò evidentemente perché i dati letti e analizzati con attenzione dimostrano inequivocabilmente che le iniezioni dei vaccini non sono efficaci.
L’Ente di Salute Pubblica Scozzese ha deciso di fare un ulteriore passo annunciando nel suo ultimo rapporto che non pubblicherà più il numero di casi di Covid-19, ricoveri e decessi per stato vaccinale.
La motivazione risulta piuttosto sterile ovvero “non risulta più necessario elencare dati e numeri che in realtà confermano la diminuzione dei tassi di ospedalizzazione e mortalità”.
Le vere motivazione – come analizzato da alcuni quotidiani scozzesi – sono invece che ormai i dati mostrano chiaramente che la popolazione completamente vaccinata sta sviluppando la sindrome da immunodeficienza acquisita.
L’Ente di Salute Pubblica Scozzese invece afferma che i dati per certi versi stanno diventando non affidabili, poiché “l’efficacia del vaccino diminuisce nel tempo“.
In realtà l’efficacia del vaccino contro il virus Sars Cov-2 diminuisce repentinamente così come le prestazioni del sistema immunitario in molti pazienti viene compromesso.
I vaccini presumibilmente – tutto ancora da dimostrare – aiutano a sviluppare l’immunità imitando l’infezione.
Una volta che l’infezione indotta dal vaccino scompare, nel corpo dovrebbe essere lasciata una scorta di cellule T e anticorpi “memoria” che ricorderanno come combattere quella malattia in futuro.
Dovrebbe appunto.
Quindi, quando le autorità scozzesi affermano che l’efficacia dei vaccini si indebolisce nel tempo, ciò che in realtà stanno affermando è che le prestazioni del sistema immunitario si indeboliscono nel tempo, appare piuttosto evidente.
Grafico 1 PHS
Per quanto riguarda i vaccini mRNA contro il Covid-19 possiamo sintetizzare che:
  • Un’efficacia vaccinale del +50% significherebbe che i completamente vaccinati sono il 50% più protetti contro il Covid-19 rispetto ai non vaccinati. In altre parole i completamente vaccinati dovrebbero avere un sistema immunitario che è il 50% migliore nell’affrontare il Covid-19;
  • Un’efficacia del vaccino dello 0% significherebbe che i completamente vaccinati non sono più protetti contro il Covid-19 rispetto ai non vaccinati, il che significa che i vaccini sono inefficaci. In altre parole i completamente vaccinati hanno un sistema immunitario pari a quello dei non vaccinati nell’affrontare il Covid-19:
  • Un’efficacia vaccinale del -50% significherebbe che i non vaccinati sono il 50% più protetti contro il Covid-19 rispetto ai completamente vaccinati. In altre parole, le prestazioni del sistema immunitario dei vaccinati sono peggiori del 50% rispetto alle prestazioni naturali del sistema immunitario dei non vaccinati. Pertanto, i vaccini Covid-19 stanno danneggiando il sistema immunitario.
Premesso questo, non dovrebbe sorprendere nessuno il motivo per cui l’Ente di Sanità Scozzese non intende più pubblicare i dati Covid-19 per stato di vaccinazione.
I dati mostrano ormai da molti mesi ed in modo chiaro in tutte le fasce di età che le iniezioni vaccinali hanno un’efficacia negativa ovvero portano ad una prestazione negativa del sistema immunitario, il che implica che i completamente vaccinati stanno sviluppando la sindrome da immunodeficienza acquisita indotta dal vaccino mRNA.
Nella tabella 13 dell’ultimo rapporto statistico Covid-19 pubblicato mercoledì 16 febbraio 22, PHS fornisce il numero di casi di Covid-19 per stato di vaccinazione.
Proviamo ad analizzare il seguente grafico:
PHS Grafico 2
Agevole verificare che il tasso di casi di Covid-19 è più alto tra i doppi vaccinati nelle ultime quattro settimane.
Ma è successo anche qualcosa di particolare.
I tassi di casi tra i non vaccinati sono diminuiti di settimana in settimana, mentre i tassi di casi tra i trivaccinati sono aumentati di settimana in settimana, quasi eguagliando il tasso di casi tra i doppi vaccinati.
Proviamo quindi ad utilizzare la formula di efficacia del vaccino Comirnaty di Pfizer BioNTEch per elaborare un dato congruo e rispondente alla verità dei fatti, tenendo ben presente che si tratta della misura delle prestazioni del sistema immunitario.
Il seguente grafico mostra le prestazioni del sistema immunitario tra la popolazione doppiamente vaccinata e tripla vaccinata in Scozia tra il 15 gennaio e l’11 febbraio 22:
PHS Grafico 3
Se le prestazioni del sistema immunitario a seguito inoculazione del vaccino dovessero raggiungere il meno 100% – fatto ormai molto probabile – questo confermerebbe il rischio altissimo per i triavaccinati di contrarre la sindrome da immunodeficienza.
A partire dalla settimana dell’11 febbraio 22, le prestazioni del sistema immunitario dei doppi vaccinati hanno raggiunto -60,4%, mentre le prestazioni del sistema immunitario dei tripli vaccinati hanno raggiunto -55%.
I sistemi immunitari si stanno deteriorando, non vi è alcun dubbio.
E’ chiaro tra l’altro dal grafico sopra che il declino delle prestazioni del sistema immunitario è stato molto più ripido tra i tripli vaccinati nelle precedenti quattro settimane rispetto al declino tra i doppi vaccinati.
Ciò suggerisce in modo empirico da dimostrare con studi clinici accurati che ogni vaccinazione peggiora l’efficienza del sistema immunitario.
Possiamo anche rilevare che i completamente vaccinati stanno mostrando prestazioni negative del sistema immunitario sia contro l’ospedalizzazione che il decesso.
La tabella 14 del rapporto PHS Covid-19 si trova a pagina 41 e contiene il numero di ricoveri per stato di vaccinazione e i tassi di ospedalizzazione per 100 mila abitanti.
Il seguente grafico mostra i tassi di ospedalizzazione in base allo stato di vaccinazione tra la popolazione non vaccinata e completamente vaccinata:
PHS Grafico 4
I completamente vaccinati hanno superato i non vaccinati dimostrando un deterioramento del sistema immunitario preoccupante e pericoloso.
Certo, si tratta di cifre standardizzate per età e soggette a fluttuazioni.
Ma ciò che questi dati di PHS Covid-19 mostrano chiaramente è che i completamente vaccinati hanno maggiori probabilità di essere ricoverati in ospedale e più probabilità di morire di rispetto alla popolazione non vaccinata.
I dati sono davvero fin troppo chiari e debbo sinceramente dire che preoccupano molto.
Perché non è mai stata mia intenzione durante l’ultimo anno puntare il dito contro i vaccini tout court, ripeto e ribadisco non sono un negazionista e un novax a prescindere.
Mi piace però approfondire ed analizzare con attenzione i dati e non credo assolutamente alla narrazione dominante soprattutto nel nostro Paese.
Questo mi ha spinto e mi spinge assieme alla redazione di Arezzoweb a raccogliere dati estratti dai database internazionali per cercare risposte.
Tutto qua.
Risposte talvolta che assumono il carattere di rassicurazione, debbo dire ben poche volte negli ultimi mesi e spesso creano preoccupazione e fanno sorgere ulteriori dubbi.
La verità sta sempre nel mezzo lo so bene, ma qui c’è qualcosa davvero che non torna e soltanto uno sciocco o ingenuo non può averlo compreso.
Non si tratta più di accettare servilmente e senza reagire questa vergognosa divisione tra vaccinati e non vaccinati imposta dal governo dei migliori.
Siamo di fronte alla sindrome da immunodeficienza acquisita, probabilmente indotta da un farmaco sperimentale imposto per legge.
L’importante è esserne coscienti.
Le persone con sindrome da immunodeficienza vedono aumentare il rischio di sviluppare alcuni tumori e infezioni che di solito si verificano soltanto in individui con un sistema immunitario compromesso.
I dati del Public Health Scotland mostrano chiaramente che i completamente vaccinati stanno sviluppando questa sindrome e la domanda che mi pongo è perché i medici continuino a far finta di nulla.

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