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Romizi: “La destra conferma che l’unico ‘sociale’ che interessa è il…movimento”

Francesco Romizi

Francesco Romizi

La nota del consigliere comunale di Arezzo 2020 Francesco Romizi:

Sono innanzitutto orgoglioso di essere stato il presentatore in Consiglio Comunale dell’unica proposta di iniziativa consiliare discussa in questo mandato. Perciò mi sento di ricordare ai colleghi consiglieri comunali che non siamo costretti a discutere solo le pratiche di Giunta ma che abbiamo a disposizione questo strumento per provare a incidere sulla politica e sull’amministrazione locali.

La delibera illustrata è stata frutto di un lavoro importante, condiviso con i protagonisti della stessa, ovvero i centri di aggregazione sociale, e che si è avvalso della collaborazione, nella stesura del dispositivo, degli uffici comunali del sociale che ringrazio. Tutto bello? No di certo. E questo per colpa della Giunta e della ‘maggioranza’, si fa per dire, che ‘la sostiene’, sempre si fa per dire.

Il voto finale ha infatti affossato una pratica che voleva restituire protagonismo a luoghi di aggregazione diffusi che potevano diventare sede di un metodo di confronto tra amministrazione comunale e cittadini, periodico e soprattutto obbligatorio.

In un momento storico per la città che vede il proliferare dei comitati, ci sembra scontato riflettere almeno su questo fenomeno e interpretarlo come desiderio di partecipazione.

Bene, con la mia proposta non facevo altro che incanalare questo desiderio verso una procedura istituzionalizzata che avrebbe visto la Giunta costretta a organizzare incontri nei Centri di aggregazione sociale per discutere provvedimenti significativi riguardanti quel determinato territorio.

Questa modalità poteva essere un modo per cominciare a sperimentare, per poi perfezionarlo, un nuovo strumento di decentramento e partecipazione. Partendo, pragmaticamente, dall’utilizzazione di locali che abbiamo già a disposizione. La proposta è stata bocciata, su sollecito del vicesindaco, con la scusa che tale novità avrebbe gravato sui Cas. In sede di dibattito ho dovuto così rinfrescare la memoria a chi mi ascoltava leggendo il testo dov’era scritto che tutti gli obblighi ricadevano semmai sull’amministrazione comunale, costretta a confrontarsi in determinate circostanze e con periodicità molto ampia, con i cittadini. Quale sarebbe stato l’aggravio per un Cas, a meno che non si reputi tale il vedere una sua sala occupata per un paio di sere all’anno.

In realtà l’unica conferma che abbiamo avuto è come questa ‘maggioranza’, usando sempre un eufemismo, sia proprio allergica all’ascolto.

Quanto poi all’altra mia proposta di eliminare la norma stalinista introdotta dalla destra nella scorsa consiliatura per impedire la circolazione delle idee, visto che è vietato per una forza politica non presente in Consiglio Comunale organizzare un dibattito in un Cas, anche qui solito epilogo. Capisco che il dibattito democratico a qualcuno provochi l’emicrania ma il punto è: perché Azione o Noi Moderati i partiti attualmente non rappresentati, non possono utilizzare un Cas per organizzare un incontro? È giusto così?”.

Fonte: Ufficio Stampa Comune di Arezzo

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