Site icon Arezzo Informa

Sansepolcro, presentato il progetto “Supporto alla Genitorialità”

Riprende il 24 marzo  il percorso dedicato ai genitori presso  la parrocchia del Sacro Cuore a Sansepolcro. La realtà del Sacro Cuore, oggi presieduta da Annalisa Di Renzo che coordina anche tutte le attività, si costituisce come punto di riferimento per moltissime famiglie di Sansepolcro e dintorni e organizza iniziative e/o opportunità per tantissimi giovani del territorio: è un’associazione particolarmente vicina alla realtà delle famiglie e pertanto sensibile alle nuove  complessità riferite alla crescita dei figli. La parrocchia si presenta come un soggetto locale  ancora capace di aggregare gli adolescenti e le loro famiglie, ma soprattutto di ascoltare i loro bisogni  e cogliere in anticipo alcune fragilità sulle quali è importante riflettere per poi attivarsi.

Il progetto prevede un incontro periodico che coincide con l’ultimo venerdì del mese, dalle ore 18 alle ore 19,20: ci si rivolge principalmente ai genitori, ma può partecipare chiunque svolga un ruolo educativo nei confronti di bambini e adolescenti. Quindi saranno benvenuti insegnanti, educatori, allenatori, rappresentanti di associazioni,  coach di vario tipo e persino nonni.

Una delle principali  premesse che hanno dato vita a questa iniziativa si fonda sulla attestata necessità degli adulti di essere supportati – ma anche di autosupportarsi – di fronte alla sfaccettata condizione giovanile: infanzia ed adolescenza hanno subito un forte e veloce mutamento in questi ultimi anni e si presentano oggi come fasi particolarmente delicate e critiche. Gli adulti educanti si trovano più frequentemente a fronteggiare fenomeni nuovi, sconosciuti, rapidi: per questo è necessario trovare delle strategie condivise, delle pratiche comuni che rafforzini il ruolo educativo e   prevengano l’insorgere di distanze e conflitti eccessivi.

L’ottica è quella della prevenzione e della promozione della salute, fornendo e potenziando gli strumenti degli adulti educanti in direzione dello sviluppo di una comunità educante.

Non è scontato affermare che la famiglia, insieme altre risorse di contesto, risulta ancora uno dei fattori più incisivi  per lo sviluppo e la crescita: promuovere la salute e prevenire significano allora partire da persone e famiglie “normali”, in cammino, con le loro contraddizioni, con la loro soggettività, con le loro differenze che sono anche ricchezze. Promuovere la salute significa dare senso alle esperienze quotidiane delle famiglie, avvalorare il loro vissuto soggettivo e favorire il confronto e il dialogo continuo, in uno scambio creativo, propositivo, prosociale che pone al centro risorse e soluzioni più che problemi e rinunce.

Gli incontri verranno facilitati dal dottor Marco Baldi e dalla dott.ssa Elena Camerelli, operatori del locale Servizio per le Dipendenze ma nel corso dell’anno interverranno anche altri esperti per l’approfondimento di temi specifici eventualmente sollevati dai partecipanti.

I temi affrontati non verranno definiti dai formatori ma emergeranno dallo scambio e dalla condivisione, anche se certamente verranno incluse le questioni di maggior interesse, a partire dalla formazione di abilità genitoriali per la prevenzione dell’uso di droghe e/o dipendenze comportamentali.

Il mondo adulto infatti può ancora costituire un fattore protettivo rispetto al rischio dell’uso dipendente di sostanze e/o altri disturbi del comportamento dei ragazzi.

Questo tipo di formazione non è frontale ma interattiva, coinvolgente ed esperienziale. (definisce l’atteggiamento di co-formazione che è caratterizzato dalla reciprocità).  Il modello viene appreso vivendo l’esperienza su di sé per poi portarsi in grado di replicarla producendo un effetto a cascata; l’ipotesi è che chi si orienta a questo metodo lo utilizzi nel proprio modo di essere, integrandolo con le proprie conoscenze, il proprio ruolo e la propria collocazione sociale in modo da formare e valorizzare un sapere unico, partecipato ed efficace.

Questo metodo di attivarsi come genitori tende a sostituirsi all’uso improprio di una delega agli esperti – oggi frequentissima – che non è né praticabile, né fruttuosa. 

La tendenza degli adulti educanti a segnalare allo specialista qualsiasi difficoltà nella relazione con l’adolescente e magari  ad aspettarsi una soluzione facile, talvolta   sovrannaturale,  deve essere contenuta e sostituita dalla progressiva assunzione di forza e responsabilità condivise tra gli attori coinvolti – specialista compreso –  in uno scenario di rinforzo della funzione genitoriale nel suo complesso.

Anche l’aspettativa collegata all’influenza di “espertoni”, figure di riferimento caratterizzate da seguito e notorietà, talvolta persino giustificata, non produce gli effetti sperati. Seguire una conferenza sporadicamente, leggere un libro occasionalmente si rivelano  pratiche illusorie rispetto alla crescita delle competenze genitoriali, dato che nell’oceano delle informazioni disponibili, non si genera alcun cambiamento. Anzi, talvolta ci si sente ancora più confusi ed inadeguati.

Il contributo che viene richiesto ai genitori è quello di aprirsi al metodo del lavoro di gruppo, mantenendo quindi queste semplici imprescindibili posture:

  1. seguire questa esperienza con assiduità e continuità (seguire gli incontri dall’inizio alla fine e in modo personale);
  2. portare le proprie competenze e le proprie contraddizioni;
  3. rispettare la riservatezza ed il segreto rispetto ai racconti personali e  verso l’esterno del setting.

Exit mobile version