Servizio psichiatrico, Dumbodap chiede un intervento: “È come non ci fosse più”

di Andrea Giustini

Immaginate di aver cominciato a soffrire di attacchi di panico in questo periodo. Non è difficile, fra rincaro prezzi, bollette salate e magari stress accumulato di vario genere.

Fortunatamente il DSM (Dipartimento di Salute Mentale) offre un buon servizio psichiatrico ad Arezzo, con specialisti nella gestione dell’ansia e della depressione, e vi consigliano di bussare in Via Curtatone 56. Vi organizzate, e al primo momento libero provate ad andare ma, una volta lì, vi ritrovate in una stanzetta piccola, diversa da come l’immaginavate. «Per quale farmaco è venuto?» vi chiede l’unico operatore presente. Farmaco? Avevate capito venisse offerto anche un altro tipo di servizio qui. «Mi dispiace – dice quello – ma dopo il cambio di sede questo è l’attuale servizio».

E tutto il resto? Chi mi aiuta adesso? Domande che rimarrebbero senza risposta.

E’ questa la situazione, purtroppo reale, che denuncia l’associazione Dumbodap, onlus attiva da 22 anni per aiutare persone con problemi di psicologici. Da quando lo scorso dicembre, per un incendio nella sede di via Guido Monaco, è stato spostato in via Curtatone, il servizio di salute mentale non è più lo stesso. Anzi. Si ha quasi l’impressione che non ci sia più.

I cartelli affissi dopo l’incendio

«C’è bisogno di ripristinarlo – ha detto l’associazione Dumbodap ad ArezzoWeb Informa – perché l’assistenza, le visite, e tutto ciò che prevede questo tipo di servizio per chi soffre di ansia, attacchi di panico e depressione, è stato come annullato. L’unica cosa che nell’attuale sede provvisoria viene fatta è la consegna dei farmaci, ma così è escluso sia chi prima veniva per un aiuto quotidiano sia chi magari vorrebbe richiederlo».

Si tratta di un problema che ha ricadute su più fronti. Dagli specialisti che assistevano i pazienti, che ora non sanno più come fare il proprio lavoro, alle stesse famiglie degli assistiti. «Le persone che hanno soggetti con problemi psicologici in casa, di norma hanno a loro volta una situazione familiare, culturale o economica che non gli permette di affrontare il problema autonomamente. Hanno bisogno dell’aiuto costante dei medici, e quindi che il servizio sia in funzione regolarmente».

«Vorremmo – ha concluso l’associazione – un intervento da parte di ASL e amministrazioni locali, che rimediasse a questa situazione. Bisogna prendere atto che un servizio di tale utilità, non può essere sospeso. Se le famiglie con persone a rischio non vengono seguite possono verificarsi incidenti. Per intendersi: sono situazioni dove certe cose vanno dette e fatte subito, al momento che ce n’è bisogno. Il giorno dopo magari è troppo tardi».

Via Curtatone

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