Nella serata di ieri, 11 c.m., i Carabinieri della Stazione di Levane coordinati dalla Compagnia di San Giovanni Valdarno, nel corso di mirati servizi di controllo del territorio, finalizzati alla prevenzione e repressione dei reati in materia di truffe agli anziani, traevano arresto nella flagranza un ragazzo ventenne e una ragazza ventiduenne di origine campana, i quali, unitamente ad un sedicenne, si erano appena resi responsabili del reato di truffa.
Le modalità operative purtroppo erano sempre le stesse, l’anziana signora veniva contattata sulla sua utenza telefonica fissa da un sedicente Carabinieri che la informava che il figlio aveva fatto un grave incidente stradale, investendo una persona e poteva finire in carcere. Grande lo spavento dell’anziana madre, ma il finto Carabiniere continuava ad incalzarla dicendogli che per evitare conseguenze penali doveva pagare l’avvocato che già era in Tribunale la con il figlio a cui aveva già anticipato la somma di €3.500. Quindi, gli veniva richiesto di recuperare tutti i soldi che aveva in casa comprensivi di oggetti in oro da consegnare subito a delle persone che avrebbe fatto arrivare preso il suo domicilio, in modo da poterle consegnare all’avvocato ed evitare l’arresto del figlio. A questo punto la vittima presa dal panico ed evidentemente sconvolto per quanto poteva capitare al figlio, impaurita e preoccupata, credendo che fosse tutto vero, prendeva tutti i sui risparmi €4.300,00, che custodiva in casa e li consegnava a dei giovani che poco dopo si presentavano presso la sua abitazione, consegnava quanto richiesto.
Appena il truffatore, usciva sa casa della pensionata, subito dopo chiamava la vicina di casa a cui raccontava l’accaduto e quest’ultima gli fa capire di essere stata truffata, quindi si rendeva conto di essere stata raggirata e contattava immediatamente, tramite “112”, i carabinieri di San Giovanni Valdarno, che, in base agli elementi forniti dalla vittima del raggiro ed alla pronta visione dei sistemi di videosorveglianza cittadini e dei lettori targhe, orientava i servizi già predisposti per il controllo del territorio, che prontamente riuscivano ad intercettare immediatamente l’autovettura con i prevenuti a bordo e a bloccarla nel comune di Montevarchi. La successiva perquisizione dei tre truffatori e della macchina su cui viaggiavano, consentiva di recuperare l’intera somma sottratta, che dopo veniva restituita all’anziana donna, felice per aver recuperato tutto il denaro che le era stato tolto.
I due arrestati, espletate formalità di rito, sono rimasti sotto la custodia dei carabinieri, e stamattina sarà celebrato il processo presso il Tribunale di Arezzo.
Il minore, è stato affidato ai genitori e denunciato in stato di libertà all’Autorità Giudiziaria Minorile di Firenze.
Gli autori di truffe, come anche in questo caso, cercano di tenere il più possibile la vittima al telefono, impedendogli di fatto, di confrontarsi con parenti e conoscenti, facendo tutta la fretta possibile per farsi consegnare quanto richiesto. Si coglie l’occasione, per invitare le persone a diffidare di chi chiama al telefono qualificandosi come appartenente alle FF.OO., chiedendo somme in denaro o oggetti preziosi per evitare guai giudiziari, il nostro ordinamento queste modalità non sono previste. I cittadini, in questi casi, devono chiudere subito la conversazione e chiamare sempre il 112, per allertare le FF.OO.
In sintesi, si coglie l’occasione per ricordare ai lettori che le forze di polizia tutte:
– Operano, di norma, in coppia, in divisa e in vetture di servizio;
– Agiscono in borghese soltanto in alcune zone e per operazioni specifiche;
– Possono anche svolgere servizio di vigilanza e prevenzione in motocicletta o a piedi.
Prima di decidere se aprire o meno la propria porta di casa a che si presenta come rappresentante delle forze dell’ordine, è opportuno:
– Controllare se in strada ci sia parcheggiata l’autovettura di sevizio;
– Capire bene il motivo della visita;
– Controllare con cura il tesserino di riconoscimento;
– Osservare, per quanto possibile, i particolari della divisa e degli accessori.
Ciò si comunica nel rispetto dei diritti delle persone indagate, da ritenersi presunte innocenti in considerazione dell’attuale fase del procedimento – indagini preliminari – fino ad un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile, ed al fine di assicurare il diritto di cronaca costituzionalmente garantito.