In un mondo dove i sentimenti sono corrosi e malnutriti, dove le Persone stentano a fare 5 centimetri verso l’Altro, a mantenere Memoria e trattenere le rare cose di Valore che passano davanti agli occhi, travolti da l’Alta Velocità del Nulla, spuntano torrette di Persone che si ergono dalla massa, e le vedi bene, perché la massa è piatta come un deserto del Nevada.
L’altro punto è che nella Vita ho voluto fare cose la cui onda d’urto sugli altri dura da decenni, e a qualcuno ha cambiato la Vita. Questo fatto, specialmente in questa parte della mia Vita, mi commuove, e mi dà il senso della Grandezza e Bellezza del Vivere.
Occorre stare attenti perché si possono fare azioni che noi reputiamo forti, ma mai che possano incidere sugli Altri in modo molto Positivo o Negativo. E questo accade senza che tu ne sappia alcuna cosa.
Posso citare varie Persone della mia Vita, meritevoli ognuna di scriverci un libro, ma sopra tutte spunta un ragazzino 14enne, oggi 48enne che quasi per caso nel 1989 vide una gara innovativa che organizzai ad Arezzo, prima in Italia, l’
Fu una gara che alzò tremendamente l’asticella dell’immaginario dei ciclisti e podisti della domenica. Melensi ciclisti, che io definivo trippaioli, volti ad inseguire i girigogoli delle decorazioni delle Colnago, podisti che correvano tra i polli di feste paesane li attrassi in un Famolo Strano, che prevedeva 5 km di podismo, poi 50 km di ciclismo con 3 giri del Valico dello Scopetone, e poi finale nell’oblio di altri 5 km di podismo.Arezzo Spring Biathlon.
Oltre 150 partecipanti Fuori-Di-Testa da tutta Italia, metà di Arezzo.
A quel tempo viveva la credenza che chi faceva ciclismo si sciupava la gamba se faceva podismo e viceversa. Niente di più errato.
Venne anche una ciurma di rocciosi Trentini del Triathlon Trentino avvezzi alla durezza. Due di loro vinsero tenendosi per mano, Silvano FEDEL e Lucio ANESIN, amici inseparabili.
Per gli sportivi Aretini dei 2 sport fu un boato, uno scuarcio nella mente, un eco che durò per molti anni.
Tra i ciclisti Aretini della domenica partecipò anche Alberti, odontotecnico, persona mite, schiva, di poche parole, un ascoltatore che mai si sarebbe sognato di finirla. Portò a vedere la corsa suo figlio Lorenzo. Fatto che non sapevo e che ho saputo 30 anni dopo.
Dopo questa corsa organizzai varie altre mattane sportive, tra cui la prima corsa in discesa con Mountain Bike, un Triathlon usando la piscina comunale, ed infine una memorabile edizione del Giro del Casentino di ciclismo per dilettanti, venne la famiglia Coppi.
Poi mi riposai come Forrest Gump nella Monument Valley, mi fermai, e tornai a godermi gli USA.
Svalicato l’anno 2000 tornai in Italia e uscendo dall’Ipercoop incrociai un giovinotto che indossava la T-shirt commemorativa di quella gara, anche questa fu una novità specialmente per l’accuratezza della grafica. Fu un flash veloce, non ebbi la prontezza di fermarlo per domandargli dove avesse preso quella maglia che indossava come oggi i giovani indossano una di qualche band rock.
Per anni mi ha attanagliato la curiosità su chi fosse.
Poi, come in un film, leggevo di un Aretino Tenacemente Pazzo e Determinato a fare imprese sportive da Guinness dei primati, 100 km girando intorno a Piazza Grande, La Verna Arezzo per oltre 50 km di podismo, maratone in bici, oltre a gare normali che sicuramente faceva con più sacrificio che non a quelle di grandi imprese.
Questo ragazzo ha ora 48 anni, e si chiama Lorenzo ALBERTI.
Quel ragazzo che giochicchiava al calcio assistette a quella gara a cui partecipò suo babbo, e ne rimase fulminato. Da quel giorno la sua Vita fu dedicata ad alzare continuamente l’asticella delle difficoltà delle imprese sportive ed è diventato un mito tra i suoi rionali del Santo Spirito e di Arezzo. Gareggiava sparandosi nelle orecchie la musica di Bruce Springsteen che io misi come colonna sonora del video che fu fatto di quella epica gara.
Silvano Fedel il vincitore di quella gara due anni fa, durante un allenamento invernale sulle Alpi, a quel tempo faceva ultra maratone di montagna, cadde in un crepaccio di 50 metri, e fu ritrovato dopo una settimana, andato…
Per me fu ed è un grande colpo emotivo. Un tassello della mia mia Vita era andato, ma lo stesso fu per Lorenzo Alberti, fu lui darmi la notizia. Lui dal 1989 portava con sé il ricordo di Fedel, non venne al funerale, ma ora a distanza di due anni da quel tempo mi ha chiesto il contatto con la mamma di Fedel e le ha scritto una bella lettera.
IL QUARTO PUNTO
Chi dopo 35 anni si preoccupa di esprimere i propri sentimenti per una persona con cui ha mai parlato scrivendone alla mamma?
Lorenzo ha trattenuto tutto questo fagotto emotivo per decenni, poteva dire basta, la storia è finita, ma ha voluto parlare con lui attraverso lo scrivere alla mamma.
Se oggi avessimo, ogni 100 persone, un Lorenzo Alberti la società sarebbe migliore.
Ecco il testo…
Spett. Sig.ra Fedel.
Mi scusi davvero tanto del disturbo. Mi chiamo Alberti Lorenzo, sono di Arezzo. Ho 48 anni. Mi ha dato il suo contatto il mio caro amico di famiglia Piero Rossi.
Piero venne in Trentino quando il caro Silvano ci lasciò. Io signora mi sono umilmente permesso di scriverle per dirLe che io Silvano, da quando venne ad Arezzo nel lontano 1989 per fare quella gara di “Biathlon” , è come sia sempre stato un mio grande amico.
Lo so signora, che la cosa , può risultarle molto strana. Ma è la verità. All’epoca avevo 14 anni ed anche mio babbo, come Silvano, fece quella gara, ed io seguendo mio babbo ebbi l’occasione di ammirare da spettatore quella manifestazione che poi Silvano vinse, tenendo per mano il suo compagno di squadra Lucio Anesin.
Mi colpi davvero moltissimo la sua prestazione, cosi tanto che volli seguirne le gesta. Lo presi come esempio Silvano. Addirittura i suoi pantaloncini modello bandiera americana cercai di trovare nei negozi senza mai trovare. Silvano con la sua prestazione mi stimolò cosi tanto da riuscire da farmi intraprendere in un primo momento, il podismo, e poi il ciclismo.
Il filmato dell’evento che Piero Rossi fece realizzare, l’ho sempre periodicamente visionato nell’arco della vita. Negli anni, nei decenni.
Ovviamente, personalmente Silvano non l’ho potuto mai conoscere, ma io vorrei pensare che noi fossimo stati sempre amici. E dentro me gli ho sempre voluto un bene particolare.
Quando due anni fa venni alla conoscenza della sua scomparsa non volevo crederci. Fu una cosa a dir poco tremenda. Piero Rossi mi portò una sua foto, la tengo sempre con me con estremo affetto.
Mi perdoni ancora signora Fedel. Le chiedevo cortesemente se potevo spedirle un mio piccolo pensiero per Silvano. Avevo intenzione, per la memoria di Silvano, se cosa gradita, di farle avere una sacra immagine della Madonna del Conforto, patrona della città di Arezzo.
Speranzoso di non esser stato fuori luogo e soprattutto di non aver disturbato, colgo l’occasione per porLe i miei più Cordiali Saluti.
Lorenzo Alberti.
LOrenzo, chi più di te è… Born To Run?
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Piero ROSSI
Aretino Turista ad Arezzo,
itAlien Immigrato in Italia
info@pierorossi.it
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Viaggiare è fatale al pregiudizio, al bigottismo, ed alla ristrettezza mentale,
e per questi motivi molta della nostra gente ne ha fortemente bisogno.
Vedute ampie, sane, caritatevoli degli uomini e delle cose
non possono essere acquisite
vegetando tutta la propria vita in un piccolo angolo della terra.