In occasione della Giornata internazionale per porre fine all’impunità dei crimini contro i giornalisti (IDEI), il 2 novembre, DiEM25 invita tutti a essere solidali con le giornaliste e i giornalisti che subiscono violenze mirate, in particolare con quelli che coprono l’attuale crisi a Gaza.
Condanniamo con fermezza le uccisioni mirate di giornalisti a Gaza da parte di Israele, come parte di un continuo assalto alla verità e alla giustizia. Oltre 130 giornalisti hanno perso la vita e questi omicidi non possono rimanere senza risposta.
Il diritto internazionale richiede che i media siano ritenuti responsabili se contribuiscono, consapevolmente o per negligenza, all’incitamento alla violenza. Molte organizzazioni mediatiche tradizionali hanno fallito in questa responsabilità, rendendosi complici nel riferire, sminuire o omettere del tutto fatti critici.
Attraverso questa negligenza, alcune entità mediatiche sono servite effettivamente come portavoce delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), presentando una narrazione filtrata che nasconde la vera portata della violenza e gli espliciti inviti all’aggressione da parte dei leader israeliani.
Questa complicità è una grave violazione dell’etica e dei doveri insiti in un giornalismo responsabile.
Nell’assalto continuo di Israele contro la Palestina, i giornalisti hanno affrontato rischi sostanziali, e molti hanno tragicamente perso la vita.
Secondo il Committee to Protect Journalists (CPJ), oltre 130 giornalisti e operatori dei media sono stati uccisi a Gaza, in Cisgiordania, Israele e Libano dal 7 ottobre 2023, diventando così il periodo più letale per i giornalisti da quando l’organizzazione ha iniziato a raccogliere dati nel 1992.
A livello globale, i giornalisti rimangono altamente vulnerabili alla violenza. Secondo recenti rapporti, il CPJ ha rilevato che solo nel 2023 sono stati uccisi oltre 70 giornalisti in tutto il mondo, molti dei quali presi di mira per il loro lavoro in zone di conflitto o per aver indagato su questioni delicate.
Ciò sottolinea i rischi intrinseci per i professionisti dei media, che rischiano di essere arrestati, aggrediti o addirittura uccisi mentre cercano di riferire su questioni critiche.
Centinaia di giornalisti vengono regolarmente incarcerati a livello globale, con 363 casi registrati solo nel 2022 a causa del loro lavoro, a dimostrazione delle persistenti minacce che i giornalisti devono affrontare in tutto il mondo.
Il nostro co-fondatore Yanis Varoufakis ha dichiarato:
“L’uccisione di giornalisti a Gaza è un tentativo spietato di strangolare la verità, ma forse ancora più dannoso è il ruolo dei media tradizionali nel dipingere l’assalto genocida di Israele contro i palestinesi”.
“Se i media tradizionali scelgono di distogliere lo sguardo, dobbiamo difendere le voci indipendenti e sostenere coloro che osano affrontare questo orrore. La verità è la nostra ultima linea di difesa – e dobbiamo difenderla ferocemente, sfidando la macchina della propaganda che permette questi crimini”.
In questa giornata, chiediamo a tutti di unirsi alla sensibilizzazione e alla richiesta di responsabilità. Invitiamo i sostenitori di tutta Europa a radunarsi davanti alle ambasciate israeliane, alle ambasciate tedesche o agli uffici di media come Axel Springer.
La morte dei giornalisti e delle giornaliste, soprattutto di quelli morti a Gaza, non deve passare inosservata. Il loro coraggio di fronte al pericolo dovrebbe ispirarci a chiedere un’informazione migliore e più corretta da parte di tutti i media e la responsabilità di coloro che invece alimentano la violenza.
Siamo fermi nel nostro impegno a sostenere le voci dei giornalisti in tutto il mondo e vi invitiamo a unirvi a noi in questa chiamata all’azione in tutta Europa in onore dei giornalisti che hanno perso la vita nella ricerca della verità.
Uff. Stampa Mera25