Atto di indirizzo del Pd per impegnare il Consiglio Comunale a pronunciarsi per la salvaguardia dei principi di universalità, uguaglianza e qualità delle cure che contraddistinguono il servizio sanitario nazionale.
“Prima di tutto servono risorse – ha ricordato Luciano Ralli – e quindi l’implementazione del fondo sanitario nazionale e il suo adeguamento dentro al rapporto complessivo tra Pil e percentuale della spesa pubblica.
Lo stesso ministro Schillaci parla del 7% e già mi parrebbe una gran risultato anche se come Partito democratico riteniamo adeguata la soglia del 7,5.
Dopo di che, servono valorizzazione e reperimento del personale sanitario e, nel medio periodo, una riforma organica di cui non vedo i presupposti in questa legislatura ma che credo dovrà porsi all’ordine del giorno nella prossima.
Ovviamente anche a livello regionale vanno conclusi i progetti previsti nell’ambito del Pnrr per il potenziamento della medicina territoriale.
Lo spirito del nostro atto d’indirizzo è che siamo dinanzi a un’emergenza e che dunque occorre lanciare un messaggio a chi deve governare: la sanità è sotto-finanziata, provvedete con più soldi per il 2025”.
Favorevole Marco Donati che ha lamentato “la continua strumentalizzazione del tema da parte della maggioranza e della giunta che rovescia sulla regione e sulla sua politica sanitaria presunte responsabilità per il calo di posizioni di Arezzo nelle classifiche sulla qualità della vita”, contrario Francesco Lucacci che ha insistito proprio sulla sanita toscana “diventata oramai un ‘postificio’, con un numero di figure dirigenziali sovradimensionato rispetto a quello dei posti letto.
Mentre gli infermieri, tra l’altro, decrescono. La sanità è stata dunque utilizzata per distribuire ruoli di alta burocrazia e mantenere il consenso e non per garantire servizi ai cittadini”.
Per Michele Menchetti “la battaglia del futuro è far sì che diminuisca la necessità di ricorrere alla sanità privata in quanto è quella pubblica la vera ricchezza di cui dovremmo andare fieri”.
Il vicesindaco Lucia Tanti ha ricordato che “fare riferimento solo al tema delle risorse non è un buon modo per affrontare le crepe di un sistema universalistico.
Questa è una premessa fondamentale. Se non mettiamo le mani sull’organizzazione complessiva del sistema sanitario nazionale non ne usciamo:
lo dicono i principali esperti. Ma se vogliamo focalizzarci sul tema delle risorse, dobbiamo leggere i dati oggettivi: l’Italia ne ha perse con il governo Monti e con i successivi e non possiamo misurare un’inversione di tendenza prendendo a riferimento il governo Conte e dunque il periodo della pandemia.
È evidente che le risorse sulla sanità rispetto al Pil erano tante: il prodotto interno lordo era caduto a picco a causa delle chiusure.
L’impostazione dell’atto d’indirizzo, in cui sarebbe il governo Meloni ad aver diminuito i fondi, è a mio modo di vedere provocatoria e non regge da un punto di vista politico”.
Per Donato Caporali “sono proprio i dati oggettivi di agenzie terze a dirci che le regioni governate dal centrodestra, con la loro devoluzione al privato, sono tutte dietro nelle classifiche alla Regione Toscana” mentre per Roberto Cucciniello “questo atto di indirizzo è volutamente pretestuoso e discutibile nella tempistica.
Inoltre, è sbagliato demonizzare il privato perché chi vi può accedere libera posti-letto nel pubblico. Immaginate se tutti si rivolgessero a quest’ultimo: cosa succederebbe alle già ingolfate liste di attesa?”.
Egiziano Andreani ha sottolineato che “una cosa come la salute che non ha colore politico, paradossalmente è stata trasformata in oggetto di contesa politica. La stessa Regione Toscana ha usato cliniche private nel periodo del Covid per dare risposte ai cittadini.
Se non ci fossero state, cosa sarebbe successo? E a proposito di regione, credo che questa pensi più agli uffici che ai reparti mentre andrebbe fatto l’esatto contrario, guardando all’efficienza e all’organizzazione aziendale del sistema”.
Per Piero Perticai “le risorse ci sono ma sono distribuite male. A mio parere abbiamo ospedali inutili anche in provincia di Arezzo.
Ho seguito recentemente un programma televisivo sulla Germania dove si sosteneva che un ospedale per funzionare bene dovrebbe servire un milione di abitanti. Difatti siamo ventiduesimi in Europa come prestazioni sanitarie”.
Angiolo Agnolucci: “quando sono entrato in ospedale neppure c’era l’unità coronarica e in alcuni reparti mancavano davvero i medici.
Per dire come nei decenni ci sia stata un’evoluzione pazzesca e questo grazie al Calcit, alle capacità tecnologiche implementate, al nuovo ospedale degli anni Novanta, diventato nel frattempo quello più vecchio tra quelli dei capoluoghi di provincia toscani.
Ora siamo in una fase di decadenza vera, non abbiamo più il servizio di igiene mentale o i consultori e paghiamo un milione di euro all’anno di affitti, e questo non per mancanza di professionisti, che ancora arricchiscono la sanità aretina, ma di risorse.
E su queste bisognerebbe metterci tutti intorno a un tavolo e discuterne”. Per Simon Pietro Palazzo “se è un bene che il controllo della sanità sia stato portato più vicino agli ambiti territoriali, il vero vulnus nella gestione è avvenuto con la regionalizzazione della spesa.
Oggi, l’integrazione pubblico-privato non è un punto di partenza ma di arrivo e le liste di attesa non si esauriscono semplicemente con maggiori risorse”.
L’atto d’indirizzo è stato respinto dai 25 presenti con 9 voti contrari, 8 favorevoli e 4 astenuti.
Atto di indirizzo di Scelgo Arezzo per implementare la sicurezza nei luoghi di lavoro e la diffusione delle regole di primo soccorso.
“Alla Camera dei deputati, presso la commissione lavoro presieduta da Walter Rizzetto, è depositata una proposta di legge per l’insegnamento nelle scuole superiori del diritto del lavoro e della sicurezza nei luoghi di lavoro.
La finalità è diffondere la conoscenza delle norme che regolano il rapporto di lavoro, la tutela della salute e la sicurezza, per contribuire a formare cittadini consapevoli dei diritti, dei doveri e delle tutele del lavoratore.
Alla luce di questo e del fatto di cronaca che ha coinvolto un giovane aretino che è riuscito a salvare un uomo colpito da infarto grazie alle manovre apprese a scuola, intendiamo impegnare la giunta a mettere in atto azioni congiunte con la Provincia e gli istituti scolastici per introdurre stabilmente e diffusamente corsi di primo soccorso nelle scuole.
Chiediamo altresì che il presidente del Consiglio Comunale invii alle Camere una lettera a sostegno della proposta di legge suddetta”.
Roberto Cucciniello ha ricordato che “la proposta Rizzetto è già passata alla Camera e attualmente è in attesa al Senato.
Ben venga un’azione di sensibilizzazione su temi di questo tipo, che ricordi tuttavia gli oneri che si assumono anche i datori di lavoro nel rispettare tutte le regole esistenti”.
Voto favorevole è stato annunciato dai gruppi di Fratelli d’Italia, di Ora Ghinelli e della Lega, che con Federico Rossi ha ricordato l’impegno profuso per i defibrillatori nelle frazioni, e dai consiglieri comunali Michele Menchetti, Piero Perticai ed Egiziano Andreani.
Giovanni Donati ha espresso l’auspicio che i dipendenti comunali siano formati dinanzi a situazioni di emergenza e che negli impianti sportivi o nei centri di aggregazione sociale almeno una persona sia preparata ad affrontarle.
L’assessore Federico Scapecchi ha precisato che “negli impianti a gestione comunale diretta come le palestre, il Comune ha provveduto a redigere per tutti i nuovi piani-sicurezza e ha dotato le strutture stesse di idonei defibrillatori.
Per quanto riguarda gli impianti pubblici dati in gestione a seguito di avviso, in quest’ultimo è previsto che le società aggiudicatarie acquistino e gestiscano un defibrillatore tramite personale idoneamente formato. L’atto d’indirizzo è stato approvato con 22 voti favorevoli.
Uff. Stampa Comune di Arezzo